Torna a casa senza abortire la donna uighuri ospedalizzata a forza
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ tornata a casa a Bulaq (Gulja) e porta avanti la gravidanza Arzigul Tursun, la donna uighuri che le autorità cinesi avevano costretta a ricoverarsi in ospedale per abortire. “Va tutto bene, ora sono a casa” è stato il suo primo commento a Radio Free Asia.
Rashide, capo del locale Comitato per il controllo della popolazione, che vigila sull'attuazione della politica del figlio unico, ha spiegato che “la donna non sta abbastanza bene in salute per sostenere un aborto”.
Le autorità si sono mostrate più “ragionevoli” quando è montata la protesta dei gruppi uighuri all’estero, nonché da 2 parlamentari del Congresso Usa intervenuti presso l’ambasciatore cinese. In precedenza le autorità cinesi si sono mostrate più inflessibili: dapprima hanno costretto Arzigul in ospedale per abortire, nonostante la gravidanza fosse alla 26ma settimana; poi l'hanno fatta ricercare da decine di poliziotti quando si è allontanata da casa ; infine hanno sequestrato i telefoni cellulari ai familiari per impedire la propagazione della notizia.
La Cina permette a ogni famiglia di avere un solo figlio, ma le minoranze etniche, come gli uighuri, possono averne 2 se abitanti di città o anche 3 se rurali. Arzigul, che ha già 2 figli, è contadina, ma il marito è cittadino, per cui il loro status è incerto.