Toni sempre più aspri nella controversia con l'Australia per i giacimenti petroliferi
Dili (AsiaNews) - Toni sempre pi aspri della controversia che oppone Timor Est e Australia per i giacimenti marini di petrolio e gas nel Mar di Timor. Il presidente di Timor Est, Xanana Gusmao, in un discorso tenuto due giorni fa a Lisbona ha dichiarato che è in atto una lotta ineguale con l'Australia e con un'iperbole ha aggiunto che la battaglia è paragonabile alla lotta sostenuta dai timoresi per liberarsi dalla dominazione indonesiana. Contemporaneamente il primo ministro di Timor, Mari Alkatiri ha dichiarato che la decisione australiana di mettere all'asta delle licenze di esplorazione nell'area contestata costituirebbe una violazione delle leggi internazionali. La mossa australiana costituirebbe una violazione dell'accordo approvato nello stesso dal parlamento australiano ma non ancora convalidato da Timor Est, che prevede la gestione comune delle risorse dell'area. Denominato "Accordo di unitarizzazione alba grandiosa" concede all'Australia l'82 % degli introiti fintanto che i due paesi non abbiano deciso i reciproci confini marittimi. Tale accordo fa seguito al Trattato del Mar di Timor già ratificato lo scorso anno da entrambe le parti che prevede una suddivisione del 90 % a favore di Timor e del 10 % per l'Australia degli introiti fiscali dovuti dalle compagnie petrolifere sugli idrocarburi eventualmente prodotti. Il valore commerciale di tali depositi di idrocarburi secondo alcuni esperti petroliferi raggiunge un totale di 5 miliardi di dollari. Secondo Mari Alkatiri la decisione dell'Australia nel marzo del 2002, due mesi prima dell'indipendenza di Timor dall'Indonesia, di ritirarsi dalla Corte internazionale di giustizia e dal Tribunale internazionale per la legge del mare sarebbe stata una manovra per impedire che la disputa potesse essere sottoposta ad una giurisdizione indipendente. La disputa tra i due paesi riguarda i metodi di determinazione delle acque territoriali: Timor sostiene il principio dei confini tracciati sulla base della linea dei punti equidistanti dalle coste, l'Australia afferma il suo diritto sulla sua piattaforma continentale. Secondo Gillian Triggs, esperta australiana di diritto internazionale, l'Australia non è mossa da brame finanziarie ma dal desiderio di non mettere a rischio la propria sovranità. Secondo Gillian Triggs per il diritto e la giurisprudenza internazionale l'Australia è legittimata a rivendicare la propria sovranità sulla piattaforma continentale. La decisione australiana di procedere unilateralmente all'assegnazione delle licenze di esplorazione potrebbe quindi essere vista essenzialmente come un'iniziativa per spingere i timoresi ad un accordo.
Il primo ministro di Timor, Alkatiri, ha sostenuto che "la legge internazionale impone all'Australia di astenersi dall'intervenire in zone marittime contese". Egli ha quindi aggiunto che l'Australia avrebbe ricavato 1,5 miliardi dollari di introiti fiscali dai giacimenti Laminaria- Corallina. Non ha fornito però dettagli su che base tale cifra sia stata calcolata, dato che solo per la fine di quest'anno è attesa l'estrazione di gas dal giacimento Bayu-Undan, il primo che entrerà in produzione nel Mar di Timor.
Secondo il presidente di Timor, Gusmao, l'usurpazione australiana delle risorse del suo paese, uno dei più poveri del mondo, potrebbe farlo diventare farlo divenire un paese fallito come Haiti. Timor infatti non dispone di altre risorse ed il successo dell'intervento delle Nazioni Unite è causato dalla quantità di aiuti internazionali riversati nel paese, per il quale, al momento dell'indipendenza, l'Indonesia aveva predetto il fallimento.
20/07/2022 13:40