Tolto lo stato di emergenza, presto le elezioni in Bangladesh
Dakha (AsiaNews) – Il governo provvisorio sostenuto dai militari ha tolto lo stato di emergenza dichiarato quasi due anni fa, a poche settimane dalle elezioni, fissate per il 29 dicembre.
La fine dello stato di emergenza era una delle richieste più urgenti da parte dei due principali partiti politici, il Bangladesh Nationalist Party (BNP), guidato da Khaleda Zia, e l’Awami League di Sheikh Hasina. Entrambe le donne sono ex primi ministri; entrambe sono state accusate di corruzione e imprigionate; entrambe sono state rilasciate su garanzia dietro accordi con il governo per assicurare la partecipazione dei loro partiti alle elezioni.
Il presidente Iajuddin Ahmed aveva dichiarato lo stato di emergenza l’11 gennaio 2007 nel pieno di tensioni politiche. La mossa ha portato al blocco delle elezioni generali e alla sospensione dei diritti civili e politici. Subito dopo l’emergenza, il governo ha lanciato campagne contro la corruzione fra i politici. Ciò ha portato alla detenzione di almeno 200 parlamentari, compresi Sheikh Hasina and Khaleda Zia.
Ieri, il gen. Moeen U Ahmed ha dichiarato che “L’esercito bangladeshi…non è voglioso di assumere un ruolo politico. Piuttosto, ci piacerebbe vedere il Bangladesh giungere a un governo democratico attraverso elezioni oneste e credibili”.
Ma diversi analisti sono invece preoccupati del peso che l’esercito ha nella società e del suo avvicinarsi alle fronde islamiche più fondamentaliste.
Quando il governo ad interim prese il potere l’11 gennaio 2007, si voleva di fatto evitare che la coalizione guidata dal BPN (partito nazionalista di centro destra, alleato con due partiti islamici) rimanesse al potere con elezioni troppo palesemente truccate, che avrebbero fatto infuriare la gente e screditato il Paese nella comunità internazionale. Allo stesso tempo si è impedito alla coalizione guidata dall’Awami League (centro sinistra, secolare, alleata con piccoli partiti marxisti) di vincere le elezioni sull’onda della rabbia popolare per le malefatte del BNP. Il piano era dunque quello di ripulire il BNP dai personaggi più corrotti (fra cui vi è il figlio di Khaleda Zia, Tareque); scompaginare l’Awami League; organizzare elezioni che riportassero al potere il BNP e i musulmani in modo “più presentabile”.
Ad oggi, Khaleda Zia è libera, dopo solo un anno in carcere e molte concessioni della magistratura; il figlio, causa prima della corruzione del partito, dopo 18 mesi di prigione è uscito pure lui. Andando all’estero per cure, ha promesso di non tornare almeno per tre anni; i partiti islamici alleati del BNP non sono stati toccati; la presidente dell’Awami League, Sheikh Hasina, ha ancora tutte le accuse addosso, ma è stata in prigione solo pochi mesi, andando poi negli Stati Uniti per cure alle orecchie. È ritornata in Bangladesh lo scorso 6 novembre.
Hasina ha iniziato la sua campagna elettorale l’11 dicembre scorso, con una conferenza stampa e la preghiera a Sylhet, dove sono alcuni santuari di persone sante musulmane. La sua rivale Khaleda Zia ha iniziato la campagna il 12 dicembre, guidando un’alleanza di 4 partiti, fra cui anche lo Jamaat-e-Islami. L’Awami League è invece alleato con un piccolo partito, lo Jatiya Party, dell’ex presidente Hossain Mohammed Ershad.
Il governo ad interim ha promesso che queste elezioni politiche saranno le più oneste possibile. La commissione elettorale ha già tolto dalle liste dei votanti almeno 1,2 milioni di nomi falsi.
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