Tokyo rilascia il capitano cinese, Pechino arresta quattro giapponesi
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il Giappone ha rilasciato oggi il capitano del peschereccio cinese per il cui arresto Pechino aveva sollevato un vero incidente diplomatico, raffreddando e diradando i rapporti e minacciando ritorsioni. Intanto la Cina aveva arrestato quattro giapponesi per violazione di segreto militare.
Secondo fonti di stampa, il pubblico ministero giapponese che ha disposto il rilascio ha dichiarato che la decisione è stata presa proprio in considerazione dei rapporti tra i due Paesi.
In precedenza, sempre oggi, in Cina, a Shijiazhuang (Hebei) sono stati arrestati 4 giapponesi, in Cina quali dipendenti della Fujita Corp, per occuparsi di vecchie armi chimiche lasciate dagli invasori nipponici degli anni ’30. I quattro sono accusati di avere violato la legge sul segreto militare filmando obiettivi militari. L’accusa è grave, perché nel Paese non è consentito discutere cosa sia segreto e basta che le autorità lo qualifichino come tale. Tokyo ha chiesto che suoi diplomatici possano incontrare gli arrestati, posti in isolamento.
Yoshito Sengoku, portavoce del governo giapponese, ha confermato che ieri notte Pechino ha dato comunicazione ufficiale dell’arresto, mostrando di voler portare avanti la questione.
Quanto all'altra vicenda, il peschereccio era stato trovato a pescare presso le Isole Senkaku (Diaoyu per i cinesi), contese tra i 2 Stati ma di fatto da decenni controllate dal Giappone e il capitano aveva ache speronato un guardacoste giapponese. Tokyo aveva poi detto di considerare la vicenda una normale questione giudiziaria, ma la Cina aveva sospeso incontri diplomatici e tra dirigenti ministeriali e varie attività comuni. Il Giappone in questi giorni ha più volte invitato Pechino ad agire in modo meditato e a considerare le possibili gravi conseguenze per entrambe le economie, i cui scambi commerciali sono in rapido aumento e hanno raggiunto nel primo semestre 2010 i 12.600 miliardi di yen (oltre 110 miiardi di euro), +34,5% rispetto al 2009.
Il ministro giapponese alle Finanze Yoshihiko Noda ha ammonito che un peggioramento dei rapporti sarebbe negativo per entrambe le economie e ha ancora una volta auspicato decisioni “calme”. Tokyo non appare disposta a tollerare i diktat cinesi, anche se ha preferito non prolungare il confronto riguardante il capitano cinese.
Peraltro molti esperti ritengono che il Giappone subirebbe maggiori danni, almeno nel breve termine: pare che la Cina abbia anche rimandato l’invio di navi cariche di minerali rari, necessari per i prodotti elettronici e per le componenti di autoveicoli.
Pechino ha parecchie controversie territoriali irrisolte con gli altri Stati dell’est e del sudest asiatico. Analisti ritengono che Pechino abbia voluto mandare un messaggio agli altri Stati e agli Usa, che la invitano a risolvere le questioni per via diplomatica e con arbitrati, mentre la Cina non vuole sottomettersi ad alcun giudizio.
Ieri il premier Wen Jiabao, a New York, alle Nazioni Unite, ha ribadito che “la Cina non cederà mai né accetterà compromessi in questioni che riguardano la sovranità nazionale, l’unità e l’integrità territoriale”.