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Tokyo rifiuta di discutere una revisione della pena di morte

Nonostante la presentazione di un proposta redatta da esperti legali, il governo giapponese ha escluso l'istituzione di una commissione che riveda l'utilizzo della pena capitale. Il Segretario di gabinetto ha citato il favore dell'opinione pubblica alla misura, ma i giuristi ritengono che la popolazione non sia adeguatamente informata.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - Il governo giapponese ieri ha respinto la possibilità di un dibattito sull’abolizione della pena di morte, un giorno dopo la presentazione di una formale richiesta di revisione da parte di un gruppo di esperti legali e parlamentari.

“Il governo ritiene che non sia opportuno abolire la pena di morte”, ha dichiarato in conferenza stampa il Segretario di gabinetto, Yoshimasa Hayashi. “La pena di morte è inevitabile per una persona che ha commesso un crimine estremamente grave e atroce”, ha aggiunto, sottolineando che le sue affermazioni rispecchiano la volontà della maggior parte dell’opinone pubblica. Gli esperti legali ritengono però che i sondaggi condotti sull’opinione pubblica siano parziali, perché condotti senza fornire una serie di informazioni importanti sulla pena capitale.

Mercoledì 13 novembre il gruppo di 16 membri, nato a febbraio su iniziativa della Federazione giapponese degli ordini degli avvocati, aveva proposto al Parlamento l'istituzione di una commissione per discutere se mantenere o meno la pena di morte. Citando il caso di Iwao Hakamata, un uomo di 88 anni che ne ha trascorsi quasi 50 nel braccio della morte prima di essere di recente assolto per l’omicidio di quattro persone, la richiesta del comitato sottolineava che “una volta compiuto un errore, ci vuole molto tempo per correggerlo”.

Il gruppo di esperti, presieduto da Makoto Ida, professore di diritto penale presso la Chuo Law School, ha continuato dicendo che l'abolizione della pena di morte fa parte di una tendenza globale (nel 70% dei Paesi non è più in vigore) e il Giappone e gli Stati Uniti sono le uniche nazioni industrializzate del G7 ad emettere ancora sentenze capitali. Anche l’Unione europea e Amnesty International fanno da tempo pressione al Giappone.

Il comitato a favore di una revisione ha citato inoltre la modifica del codice penale giapponese avvenuta nel 2022, quando tra le pene detentive è è stata introdotta la detenzione con e senza lavoro, un importante spostamento da un sistema punitivo a uno che si concentra sulla riabilitazione e l’educazione del condannato, hanno commentato i giuristi.

Dal 2000 la pena di morte in Giappone è stata inflitta a 98 detenuti. Il caso più recente è avvenuto nel 2022 e circa un centinaio di persone si trovano in attesa dell’esecuzione della condanna, oggigiorno inflitta perlopiù per omicidi multipli o particolarmente gravi. 

(In foto: centro di detenzione che ospita una delle camere di esecuzione del Giappone, Wikimedia Commons)

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