Tokyo, l’imperatore pronto ad abdicare: Sempre più difficile svolgere i miei doveri
Akihito parla alla televisione di Stato, non pronuncia mai il termine “dimissioni” ma spiega: “Sono anziano e i miei compiti sono pesanti, temo di non poterli più adempiere al meglio”. La popolazione lo sostiene, ma i giuristi ritengono “pericolosa” la possibilità di lasciare il trono del Crisantemo.
Tokyo (AsiaNews) – L’imperatore giapponese Akihito è apparso questa mattina alla televisione di Stato, compiendo un gesto rarissimo nella storia nazionale, per annunciare la sua volontà di abdicare dal trono del Crisantemo. Pur non citando mai la parola “dimissioni” o “abdicazione”, il sovrano simbolo dell’unità nipponica ha chiarito che si sente “molto stanco” e che teme di non poter più “adempiere in pieno ai doveri della mia carica”.
La sua decisione era attesa, ma lo stesso ha suscitato un dibattito di ampia portata nel Paese: mentre la maggioranza della popolazione lo sostiene nel suo desiderio, i giuristi e diversi leader politici temono che “potrebbe nel lungo periodo essere causa di disgregazione della Casa imperiale”.
Nel discorso televisivo, durato circa 10 minuti, Akihito ha detto: “Ho superato gli 80 anni e per fortuna sono oggi in buona salute. Tuttavia, considerando il declino generale del mio stato fisico, sono preoccupato dalla possibilità di non essere più in grado di compiere il mio dovere: essere un simbolo dello Stato con il mio intero essere, cosa che ho fatto fino ad oggi”.
Akihito ha 82 anni e il trono del Crisantemo è la monarchia ereditaria più antica del mondo. Secondo il conteggio tradizionale, l’attuale imperatore occupa il 125mo posto in una linea dinastica ininterrotta che, mitologicamente, è fatta risalire all’imperatore Jimmu nel 660 a.C. Mitologia a parte, la documentazione storica ne attesta l’esistenza almeno dal V secolo dopo Cristo.
Lo stesso trono ha un'antica tradizione di abdicazioni e di imperatori che continuavano a far pesare la loro influenza dal ritiro nell'ambito di un sistema che era conosciuto come "insei" ("governo in clausura"). L'ultimo Tenno (“monarca”) che ha abdicato è Kokaku, nel 1817. Persino il nonno di Akihito, l'imperatore Taisho, che soffriva di gravi problemi neurologici, non abdicò, ma nominò il figlio, Hirohito (divenuto imperatore solo alla morte del padre), nel 1921. Dalla fine della II Guerra mondiale e con il varo della nuova Costituzione giapponese, la possibilità di lasciare è stata esclusa in maniera formale.
Il popolo sembra essere schierato con l’imperatore. Un sondaggio condotto dall’agenzia di stampa Kyodo mostra come l’85,7 per cento del campione intervistato “accetterebbe l'abdicazione”, mentre il 10,8 per cento ritiene che dovrebbe essere confermato lo status quo. L'89,5 per cento del campione, inoltre, ha sostenuto che “in effetti l'imperatore ha troppi impegni ufficiali anche alla luce della sua età”.
Non la pensano così diversi giuristi e politici, che ritengono il gesto “pericoloso per il futuro della Casa imperiale”. La legge che regola la Casa – spiega il professore di diritto Hidetsugu Yagi – è una norma “permanente e costituzionale. Se venisse inserito un comma sull’abdicazione, si creerebbe confusione nel sistema di successione e nello status imperiale. Sul lungo periodo sarebbe un disastro”.
01/05/2019 08:30
12/03/2019 08:19