Tokyo, Corte suprema: sterilizzazioni forzate incostituzionali, risarcire le vittime
Con una storica sentenza i 15 giudici hanno accolto la battaglia legale promossa dalle vittime, quasi 25mila persone con disabilità o malattie croniche tra il 1948 e il 1996. Potranno ottenere indennizzi sino a poco meno di 19mila euro, ma la vera battaglia è per la dignità.
Tokyo (AsiaNews) - La Corte suprema in Giappone ha dichiarato incostituzionale la controversa legge sull’eugenetica che ha visto oltre 16.500 disabili sterilizzati a forza tra gli anni Cinquanta e Novanta. I 15 giudici hanno anche ordinato al governo di risarcire i danni provocati alle 11 vittime, coinvolte in cinque casi che hanno fatto giurisprudenza e sono stati oggetto del processo di appello. La storica sentenza, giunta oggi dopo una lunga battaglia legale, scrive la parola fine sulla lotta decennale per ottenere giustizia da parte delle vittime, che oltre al denaro chiedono anche pubbliche scuse da parte delle autorità.
Dopo anni di cause, una legge del 2019 ha finalmente concesso alle vittime sopravvissute un risarcimento, ma alcune hanno continuato a lottare per ottenere una somma più elevata. In quattro dei casi portati in tribunale, il governo centrale aveva fatto ricorso contro le sentenze di risarcimento dei giudici di grado inferiore. Nel quinto caso, invece, due donne ricorrenti avevano fatto appello contro il rigetto delle loro richieste, perché secondo i magistrati sarebbe intervenuta la prescrizione.
Quasi 25mila persone con disabilità o malattie croniche sono state sterilizzate in Giappone tra il 1948 e il 1996 in applicazione di una legge sull’eugenetica, poi abrogata in quell’anno. Almeno 16mila di queste operazioni sarebbero state eseguite senza consenso anche su minori, tra cui due bambini di nove anni, un maschio e una femmina. I dati rivelano l’ampio ricorso alla pratica in passato e sono contenuti in un rapporto di 1400 pagine pubblicato nel giugno dello scorso anno e presentato in Parlamento, che ha sollevato polemiche e discussioni. Sebbene le autorità sostengano che le altre 8.500 persone abbiano acconsentito alle procedure, gli avvocati hanno affermato che sono state “de facto costrette” a sottoporsi all'intervento a causa delle pressioni subite all’epoca.
La Corte Suprema ha anche stabilito che la prescrizione di 20 anni non può essere applicata alle richieste di risarcimento nei casi di sterilizzazione forzata. Gli avvocati hanno sostenuto che l’applicazione della prescrizione avrebbe impedito a una parte delle vittime, soprattutto quelle sterilizzate a loro insaputa e venute a conoscenza troppo tardi dell’intervento rispetto alla scadenza fissata dalla legge, di poter ricorrere per ottenere giustizia.
Le sterilizzazioni forzate sono state più diffuse negli anni '60 e '70, durante il baby boom del dopoguerra. Molte delle persone sterilizzate a forza avevano disabilità fisiche e intellettuali, problemi di salute mentale o malattie croniche come la lebbra. Per queste operazioni erano consentite la costrizione fisica, l’anestesia e persino quelle che viene definito “inganno”.
Secondo una legge approvata nel 2019 in seguito a una delle cause legali, le vittime sopravvissute possono ricevere fino a 3,2 milioni di yen (poco meno di 18.500 euro) ciascuna. Da quel momento circa 1.300 persone hanno fatto domanda e 1.100 sono state finora risarcite. Tuttavia, per alcune delle vittime, la somma in denaro non può superare una certa soglia ed è inferiore rispetto al massimo fissato dai giudici.
“Quando ho scoperto che non avrei mai potuto essere una madre... Mi si è spezzato il cuore” ha dichiarato alla Bbc in un’intervista del passato Yumi Suzuki, nata con una paralisi cerebrale e sterilizzata forzatamente quando aveva solo 12 anni. La 68enne è tra gli 11 querelanti il cui caso è stato portato in tribunale. “Non voglio soldi. Voglio che la gente sappia - ha detto - cosa ci è successo. Per fare in modo che non accada mai più. Voglio che le persone disabili siano trattate in modo equo. Non siamo cose. Siamo esseri umani”.
15/03/2018 08:59