16/08/2021, 12.12
LIBANO
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Tleil, la nuova esplosione che acuisce la tragedia libanese

di Fady Noun

Il bilancio aggiornato è di almeno 28 morti e 80 feriti, cui si sommano decine di dispersi. In fiamme un serbatoio illegale di carburante, evento che richiama il dramma del porto di Beirut. L’incidente ha scatenato la protesta popolare; rimpallo di responsabilità fra i partiti legati ad Hariri e al presidente Aoun, di cui si invocano le dimissioni. 

Beirut (AsiaNews) - Spinta sull’orlo del baratro da un malgoverno che supera ogni record, sprovvista di tutto e minata da una carenza cronica di gasolio e carburante che paralizza ospedali e dottori, la popolazione libanese si è risvegliata ieri mattina con una nuova tragedia: la morte di 28 persone e il ferimento di almeno 80 con gravi ustioni, nell’incendio di un deposito illegale di benzina nel villaggio di Tleil (Nord Libano), provocato dall’esplosione di un serbatoio. La vicenda mostra una volta di più il livello di incompetenza e insensibilità che ha raggiunto la classe dirigente in Libano, intrappolata nei propri interessi personali e clientelari. In seguito alla tragedia è stata proclamata in via ufficiale una giornata di lutto nazionale.

Questa vicenda ha ricordato alla popolazione quella riguardante l’esplosione catastrofica che ha sconvolto il porto e una parte di Beirut, il 4 agosto 2020, e che ha provocato oltre 200 vittime e portato alle dimissioni del governo allora in carica. E che, a oltre un anno di distanza, non è stato ancora sostituito da un nuovo esecutivo con pieni poteri. La deflagrazione ha inoltre scatenato un’ondata di ira incontrollata di cui ancora non si conosce l’entità, in una popolazione che non è più in grado di sostenere leader che continuano a procrastinare la formazione di un governo. Tutto questo, mentre il Paese manca di ogni minima risorsa di base: cibo, medicine, lavoro, carburante, dignità e accesso al risparmio, finito nelle mani di un sistema bancario astuto e spietato che accusa lo Stato e la Banca centrale della crisi. 

Fra le cause della tragedia si può certo annoverare l’incredibile disattenzione delle autorità pubbliche, unita a quella degli alti vertici di comando dell’esercito. In una nazione paralizzata dalla scomparsa della benzina e del combustibile, stretta nel braccio di ferro fra Banca centrale, Stato e imprenditori che stabiliscono condizioni contraddittorie nell’importazione e nella vendita, la scoperta di cisterne private illegali a Tleil è servita come una scintilla. L’esercito, per ordine degli alti vertici militari, ne ha confiscato una parte per i propri bisogni, abbandonando poi le restanti riserve alla mercé di una folla priva di ogni risorsa, e attirata da questa improvvisa manna dal cielo. 

Gesto volontario del figlio del proprietario delle cisterne illegali, che le avrebbe usate come arma da fuoco, o incidente dovuto alla corsa disordinata all’accaparramento di carburante? Le circostanze della tragedia non sono ancora del tutto chiare, anche se molti testimoni affermano che l’esplosione della riserva è stata provocata di proposito. Resta il fatto che l’esplosione del carburante, avvenuta intorno alle due del mattino, ha gettato il Paese nel lutto e nello sconforto. I militari affermano di aver arrestato il proprietario del terreno, accusato dalla popolazione di aver  immagazzinato la benzina per rivenderla a prezzi maggiorati o per poterla contrabbandare in Siria.

Fin dalle prime ore del mattino tre ospedali di Akkar, Tripoli e Beirut attrezzati per ricevere ustionati gravi sono stati invasi dai feriti e dai partenti delle vittime, alcuni dei quali alla ricerca di familiari scomparsi. Una infermiera interpellata dall’Afp ha sottolineato che alcuni “cadaveri sono così carbonizzati da non poter nemmeno essere identificati”. “Alcuni - prosegue - non hanno più il volto, altri le braccia”. Da qui la decisione di iniziare ad eseguire i test del Dna, per cercare di dare una identità e un volto alle molte persone dichiarate “disperse”. Inferociti dalla tragedia, i giovani di Tleil hanno dato fuoco alla villa del proprietario del terreno in cui si trovavano i depositi abusivi di carburante e hanno sbarrato la strada alle autobotti delle squadre dei Vigili del fuoco e della Protezione civile accorse per estinguere il disastro.

Il dramma ha scatenato un’accesa polemica tra la Corrente del futuro di Saad Hariri e la Corrente patriottica libera (Cpl) del presidente Michel Aoun, invitato a gran voce a dimettersi. In serata si sono registrati violenti scontri fra manifestanti e forze di polizia nei pressi dell’abitazione del primo ministro incaricato Nagib Mikati, a Beirut. Nel frattempo, venivano assediati gli appartamenti di due deputati nel Nord Libano e uno di questi era anche oggetto di atti vandalici.

Questa tragedia accelererà la formazione del governo e l’avvio di riforme indispensabili per sbloccare gli aiuti internazionali, fondamentali per sostenere la ripresa dell’economia, in un periodo storico in cui la moneta nazionale ha perduto il 90% del proprio potere di acquisto? Si tratta di aspettare e vedere. Del resto il livello di disorganizzazione è tale che l’Ordine dei medici e la società che regola i servizi di manutenzione della telefonia mobile hanno comunicato di non avere carburante per poter circolare.

Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa nazionale, nella serata di ieri un aereo turco è atterrato all’aeroporto di Beirut per raccogliere quattro soldati con gravi ustioni. Il ministro ad interim della Sanità Hamad ha detto di essere in contatto soprattutto con Turchia, Kuwait e Giordania per trasferire i pazienti più gravi e con le ustioni più profonde. L’Egitto riferisce infine di essere pronto ad inviare una nave cargo piena di medicine e farmaci specifici per le ustioni, introvabili negli ospedali libanesi. 

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