Timori e interrogativi a Gerusalemme dopo il secondo attentato con un bulldozer
Anche se la polizia tende ad escludere un piano organizzato, a preoccupare è il fatto che entrambi gli attentatori fossero di Gerusalemme est e fossero in possesso di documenti israeliani.
Gerusalemme (AsiaNews) – Le forze di sicurezza israeliane debbono compiere un maggior numero di azioni a Gerusalemme est e compiervi più arresti di terroristi. Pur nella convinzione che l’attentato compiuto ieri a Gerusalemme sia “un’azione individuale” e non parte di un piano organizzato, una fonte anonima dello Shin Bet, i servizi segreti, citata oggi da Yedoith Ahronoth, denuncia l’inefficacia delle misure di sicurezza e chiede maggiore possibilità di manovra in una zona della città nella quale dal 2001 ci sono stati 270 residenti accusati di coinvolgimento in attività terroristiche.
Le affermazioni attribuite all’uomo dello Shin Bet sono una manifestazione della preoccupazione suscitata in Israele dal secondo attacco in tre settimane compiuto da un palestinese lanciando un bulldozer contro un autobus per le vie della Città santa. Ad aggravare i timori, il fatto che entrambi gli attentatori fossero cittadini di Gerusalemme est, con documenti di identità e di libera circolazione rilasciati dagli israeliani. L’attacco di ieri, condotto sulla centrale King David Street, e che ha provocato 24 feriti, è infatti sembrato una copia di quello più sanguinoso del 2 luglio nella pur centrale Jaffa Street, che causò tre morti. Il fatto che in entrambi i casi gli attentatori siano stati uccisi dalla sicurezza israeliana non fa diminuire l’allarme.
Che in qualche modo già era stato lanciato, se è vero che il capo dello Shin Bet, Yuval Diskin, appena poche ore prima, aveva parlato al Comitato esteri e difesa della Knesset (il Parlamento) della possibilità di gesti come l’attacco col bulldozer del 2 luglio. Un commento di Haaretz peraltro evidenzia oggi il fatto che l’attacco di ieri è avvenuto “a meno di un minuto” di distanza dall’albergo che di lì a poco avrebbe ospitato Barack Obama, il che ha garantito al gesto una copertura mediatica mondiale, preceduta solo dalla notizia dell’arresto di Karadzic, il leader nazionalista serbo ricercato per stragi e crimini contro l’umanità. Anche se le conseguenze sulle persone sono state meno gravi dell’attentato di tre settimane fa, nota il quotidiano, la scelta di tempo è stata “stupefacente”.
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