28/12/2004, 00.00
india
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Timori di epidemie nel Tamil Nadu: cremazioni di massa per le salme

di Nirmala Carvalho

Il vescovo di Nagapattnam: "Periti anche molti pellegrini in visita al santuario mariano di Valinkani". Un padre ha perduto moglie e due figli, ma non riesce a trovare ancora il cadavere della sua bambina di 3 anni.

Nagapattnam (AsiaNews) - L'onda assassina che ha spazzato le coste dell'India del sud è ormai retrocessa, ma dietro di sé ha lasciato una scia di morti e distruzione. Nel Tamil Nadu, lo stato più colpito, il numero di morti ha raggiunto quota 7 mila, ma sale ogni momento. Corpi senza vita galleggiano nel mare; altri trascinati a riva, cominciano a decomporsi. L'odore di carne corrotta domina fra le macerie di case ed edifici.

Nagapattnam, un paese di pescatori, è l'area più segnata. Qui la catastrofe è ancora più tremenda perché il 50% delle vittime sono tutti bambini, troppo piccoli per affrontare la furia delle acque. Gli obitori di Nagapattnam sono stracolmi di cadaveri di bambini; molti rimangono non identificati: nessuno viene a reclamare il loro corpo perché i loro genitori sono anch'essi periti nelle onde di distruzione.

La costa di oltre 140 chilometri è una lunga sequenza di corpi senza vita non richiesti da nessuno. Nel timore di un'epidemia, l'amministrazione locale ha deciso che tutti i cadaveri rimasti senza identificazione, vengano cremati in massa.

Forti piogge rallentano il recupero delle salme e la distribuzione di aiuti d'emergenza. Volontari e addetti scavano nel fango alla ricerca di cadaveri. L'intero villaggio è un immenso teatro di annichilimento e devastazione.

Il bilancio dei morti a Thanjavur, una città nel distretto di Nagapattnam, colpita in pieno dalla furia dello tsunami, cresce con rapidità. Il monumento più famoso del Tamil Nadu, la basilica di Nostra Signora di Valinkani è proprio nel villaggio di Thanjavur. Conosciuta come "la Lourdes dell'Est", il santuario mariano nazionale è ancora intatto.

Il vescovo della zona, mons. Ambrose Devadass, è però devastato dal numero di morti a Thanjavur, molti dei quali sono cristiani. "Ho il cuore spezzato – dice il vescovo ad AsiaNews – perché in un attimo sono perite migliaia di persone. Il bilancio dei morti è alto anche perché vi erano molti pellegrini in visita al santuario per partecipare alle messe di Natale. Finora sono stati ricuperati più di 500 corpi, ma molti altri pellegrini sono dispersi".

Il vescovo spiega che quest'anno, siccome Natale cadeva di sabato, molti fedeli hanno sfruttato il lungo week-end per fare il pellegrinaggio a Nostra Signora di Valinkani. "Purtroppo – egli continua – per molti di loro questo è stato l'ultimo viaggio. La nostra città si è trasformata in un cimitero di massa e molti pellegrini sono ancora dispersi. Gli addetti all'emergenza stanno cercando cadaveri sotto le macerie".

"Vicino al santuario – continua il vescovo – vi era una comunità tutta formata da pescatori, letteralmente spazzata via. Le barche sono sbriciolate e le reti non esistono più. La Chiesa qui lavora in stretto contatto con l'esercito e l'amministrazione locale per le operazioni di recupero e primo soccorso. La gente si accampa nelle parrocchie e nei conventi. I sacerdoti hanno approntato dei servizi medici di emergenza per tutta la gente".

Uno dei pellegrini sopravvissuti, di Bangalore, dice singhiozzando: "Con la mia famiglia, a Natale venivo ogni anno  al santuario di Valinkani. Domenica stavamo facendo una passeggiata sulla spiaggia, quando le onde ci hanno sommersi. Mia moglie e i miei due figli sono morti. Ma non posso tornare a casa per seppellirli: la mia bambina di 3 anni è ancora dispersa e non riesco a trovarla".

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