Timori a Damasco, dopo la risoluzione 1644 dell'Onu
Strade e negozi quasi vuoti. Numerosi i posti di blocco, perché si temono possibili attentati. A Beirut il patriarca Sfeir invita a "seppellire l'odio".
Damasco (AsiaNews) La preoccupazione regna a Damasco, dopo l'adozione, da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu, della risoluzione 1644, anche se la stampa di regime dà spazio a considerazioni positive sul fatto che non sono state imposte sanzioni contro il Paese. Nelle strade si sente la tensione. Non si vedono gli alberi giganti del Natale, perché anche il governo è preso da altri interessi, i negozi sono quasi vuoti, qualche macchina si ferma per vedere i prezzi, e dopo riparte. Sono numerosi i posti di blocco di militari e polizia, perché anche qui si temono le auto-bombe, soprattutto il regime non riesce a mantenere e controllare tutto, dopo le ultime dichiarazioni che chiedevano la rimozione del regime di Bachar El Assad. Il clima è comunque pesante, con la gente che guarda con timore alle pressioni internazionali. E' in crescita il numero di coloro che chiedono un visto per lasciare il Paese, in cerca di destinazioni ove poter crescere con serenità la propria famiglia.
Sui giornali si sottolinea il rifiuto delle Nazioni unite di accogliere tutte le richieste del governo libanese, che rischia la crisi a causa del boicottaggio dei 5 ministri che fanno riferimento ad Hezbollah e ad Amal. Il Libano sta vivendo dei momenti molto critici, dopo le decine di autobomba; molte chiese hanno cancellato le messe di mezzanotte, perché si temono atti terroristici. I giovani del 14 marzo hanno campeggiato nel centro di Beirut, in risposta all'appello di Samir Geagea e di Walid Joumblatt.
Il patriarca maronita, il cardinale Nassrallah Sfeir, che pubblicherà la settimana prossima il suo messaggio per il Natale 2005, si è mostrato molto triste, oggi, ricevendo il rettore dell'università antoniana, padre Antoine Rajeh, con il suo consiglio. Il patriarca ha espresso la sua inquietudine e la sua preoccupazione invitando a lasciare spazio al perdono, indicando che questa "politica della morte" che uccide è una politica anti-umana. Egli ha invitato le università cattoliche ad "assumere il loro dovere nei riguardi della gioventù che può salvare il Libano" e, ricevendo il deputato Nassib Lahoud, ha rivolto un appello perché seguono le parole del padre di Gebran Tueini, Ghassan, "di seppellire l'odio con Gebran".