Timor Est: aumentano le pressioni per far dimettere il premier
Dili (AsiaNews) È ancora caos a Dili, dove i disordini dell'ultima settimana hanno provocato la morte di almeno 11 persone. Mentre i soldati ribelli rimangono appostati sulle colline intorno alla capitale, infestata da bande armate che bruciano case e saccheggiano negozi, si fanno più insistenti le richieste di dimissioni del premier Mari Alkatiri.
Un ricambio ai vertici del piccolo Paese a maggioranza cattolica, è auspicato anche dalla Chiesa. Secondo quanto riferito dal vescovo di Dili, mons. Alberto Ricardo da Silva, alla Abc, l'unica soluzione allo stato attuale è rimuovere il governo, responsabile di aver fallito nel gestire le proteste di 600 militari che hanno dato il via alle violenze. Intanto centinaia di persone stanno dimostrando davanti al palazzo presidenziale contro Alkatiri, accusato di corruzione e di non aver mai lottato in passato per l'indipendenza.
Oltre allo scontento della popolazione, si profilano in modo chiaro i contrasti interni allo stesso governo. Tra chi vorrebbe allontanare il premier vi sono il ministro degli Esteri Jose Ramos Horta e il presidente Xanana Gusmao, ex leader della guerriglia, che per 25 anni si è battuta contro l'occupazione indonesiana. L'esecutivo è riunito in colloqui d'emergenza; osservatori ritengono che si stia studiando la Costituzione per trovare il modo di rimuovere Alkatiri.
Oggi, per la prima volta da quando il Paese è nel caos, Xanana è apparso in pubblico per ordinare alle bande rivali di mettere fine alla distruzione e tornare alle loro case. Egli ha poi esortato i due gruppi etnici, quello dell'ovest e dell'est dell'isola, a cessare le ostilità e rappacificarsi per il bene del Paese.
Le truppe straniere, chiamate dal governo, fanno fatica a riportare l'ordine nella capitale. Il numero di militari a Timor Est è arrivato a 2200 uomini, a cui si aggiungeranno soldati neozelandesi, malaysiani e portoghesi. L'Australia, la prima a intervenire, ha lasciato intendere che le forze internazionali potrebbero rimanere anche per un anno, fino alle elezioni del prossimo maggio. Atteso per oggi l'arrivo dell'inviato speciale Onu, Ian Martin.