Tibet: un altro monaco si dà fuoco per protestare contro l’occupazione cinese
E’ il dodicesimo caso. L’episodio è avvenuto a Khamar, vicino al monastero di Karma. E’ il primo episodio del genere nella regione autonoma del Tibet. L’uomo è stato ricoverato in ospedale. Si è auto-immolato dopo aver gridato slogan a favore della libertà del Tibet e aver gettato manifestini.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Un ex monaco tibetano è stato ricoverato in ospedale dopo essersi dato fuoco in quello che è il dodicesimo caso di auto-immolazione in segno di protesta contro l’occupazione e la repressione cinese in Tibet. L’episodio è avvenuto a Khamar, nella regione del Chamdo, (Ghangu in cinese) vicino al monastero di Karma. L’uomo, Tenzin Phuntsog, di 46 anni, si è dato fuoco ieri pomeriggio: ha gridato slogan, e gettato in aria volantini prima di compiere il gesto, che sarebbe il primo evento del genere nella regione autonoma del Tibet. Tutti gli altri casi precedenti erano avvenuti nel Sichuan.(23/11/2011 Darsi fuoco per il Tibet: il grido di dolore e l’indifferenza del mondo).
Secondo fonti dei tibetani in esilio in India, che hanno preso contatto con persone del luogo, “l’ex monaco era molto colpito e frustrato dall’imposizione di restrizioni sul monastero di Karma, e per l’imprigionamento di molti monaci. C’è stato addirittura, fra le autorità cinesi, chi ha parlato della possibilità di chiudere il monastero”. Phuntosg era molto scosso da questa minaccia, e ne aveva discusso a lungo in pubblico.
A Khamar lo scorso 26 ottobre, fu fatto esplodere un ordigno contro un ufficio governativo senza che ci fossero vittime. Le mura del palazzo governativo furono dipinte con slogan anticinesi e inneggianti alla liberazione del Tibet e furono distribuiti volantini e bandiere tibetane. La polizia cinese arrivò in massa e mise la città sotto controllo, stringendo d'assedio il monastero di Karma, che i cinesi ritenevano fosse il luogo da dove era partito l'attacco.
Secondo fonti dei tibetani in esilio in India, che hanno preso contatto con persone del luogo, “l’ex monaco era molto colpito e frustrato dall’imposizione di restrizioni sul monastero di Karma, e per l’imprigionamento di molti monaci. C’è stato addirittura, fra le autorità cinesi, chi ha parlato della possibilità di chiudere il monastero”. Phuntosg era molto scosso da questa minaccia, e ne aveva discusso a lungo in pubblico.
A Khamar lo scorso 26 ottobre, fu fatto esplodere un ordigno contro un ufficio governativo senza che ci fossero vittime. Le mura del palazzo governativo furono dipinte con slogan anticinesi e inneggianti alla liberazione del Tibet e furono distribuiti volantini e bandiere tibetane. La polizia cinese arrivò in massa e mise la città sotto controllo, stringendo d'assedio il monastero di Karma, che i cinesi ritenevano fosse il luogo da dove era partito l'attacco.
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