18/02/2013, 00.00
TIBET – CINA
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Tibet, un’altra auto-immolazione porta a 102 il numero delle vittime

Namla Tsering, 49 anni e 4 figli, si è dato fuoco in una strada affollata di Labrang – contea di Sangchu – per protestare contro la dominazione cinese del Tibet e chiedere il ritorno del Dalai Lama. Pechino risponde con la repressione, la comunità internazionale tace.

Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) - Un uomo di 49 anni identificato come Namla Tsering si è dato fuoco in una strada affollata di Labrang - contea di Sangchu - per protestare contro la dominazione cinese del Tibet e chiedere il ritorno del Dalai Lama. L'uomo, marito e padre di 4 figli, è stato portato via dalle autorità cinesi: le sue condizioni non sono note, ma fonti locali definiscono "improbabile" che sia sopravvissuto. Sale dunque a 102 il numero delle auto-immolazioni nell'area a dominazione cinese.

La prefettura autonoma tibetana di Kanlho (Gannan per i cinesi) nella provincia occidentale del Gansu (Amdo per i tibetani) è stata per la seconda volta teatro di una tragedia: pochi giorni fa un altro tibetano - Drukpa Khar, 26 anni - ha scelto il suicidio nella stessa zona. Quella di Namla Tsering è inoltre la sesta auto-immolazione del 2013.

Il governo cinese ha scelto di rispondere con il pugno di ferro. Invece di ascoltare le proteste della popolazione ha puntato il dito contro la "cricca del Dalai Lama" che "sta orchestrando questi suicidi". Inoltre ha emanato nuovi, durissimi regolamenti contro chi progetta un'auto-immolazione o addirittura ne parla in pubblico. Nelle scorse settimane, un tribunale cinese ha condannato almeno 15 tibetani (molti monaci buddisti) a pene fino a 13 anni di galera.

Le autorità cinesi hanno bloccato l'accesso degli stranieri in Tibet e ha disposto lo spiegamento di truppe paramilitari nella zona. Quasi del tutto impossibile comunicare con l'interno e persino spostarsi fra le prefetture. Stephanie Bridgen, direttore della Ong "Free Tibet", sottolinea: "Nonostante queste decisioni le auto-immolazioni proseguono. È chiaro che serve un intervento deciso della comunità internazionale contro la repressione cinese".

 

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