Thein Sein “grazia” tre operatori condannati per le violenze nello Stato di Rakhine
Yangon (AsiaNews) - Il presidente birmano Thein Sein ha graziato due operatori delle Nazioni Unite e un volontario di una Ong straniera, arrestati a inizio luglio nello Stato di Rakhine, teatro di tensioni interconfessionali fra maggioranza buddista e musulmani Rohingya (cfr. AsiaNews 06/07/2012 Rakhine: le autorità birmane arrestano 10 operatori umanitari Onu e Msf). I tre erano stati imprigionati e condannati, perché avrebbero partecipato a vario titolo agli scontri fra i due gruppi e alimentato il clima di violenze. In un comunicato diffuso sul sito internet del capo di Stato del Myanmar afferma che "sono stati perdonati", ma non vi sono ulteriori spiegazioni sul perché del provvedimento presidenziale. Al momento non vi sono conferme del rilascio, che dovrebbe comunque avvenire entro le prossime ore.
A giugno la Corte distrettuale di Kyaukphyu, nello Stato di Rakhine ha condannato a morte tre musulmani, ritenuti responsabili dello stupro e dell'uccisione a fine maggio di Thida Htwe, giovane buddista Arakanese, all'origine dei violenti scontri interconfessionali fra musulmani e buddisti (cfr. AsiaNews 19/06/2012 Rakhine, violenze etniche: tre condanne a morte per lo stupro-omicidio della donna). Nei giorni seguenti, una folla inferocita ha accusato alcuni musulmani uccidendone 10, del tutto estranei al fatto di sangue. La spirale di odio ha causato la morte di altre 29 persone, di cui 16 musulmani e 13 buddisti. Secondo le fonti ufficiali sono andate in fiamme almeno 2600 abitazioni, mentre centinaia i profughi Rohingya hanno cercato rifugio all'estero.
La scorsa settimana il tribunale della città di Maungdaw, nello Stato di Rakhine, ha condannato i tre a pene detentive variabili fra i due e i sei anni di prigione, in base alle accuse di incitamento alla rivolta e rogo doloso. Sono così finiti in carcere due fratelli operatori dell'Onu e una donna impegnata nel sociale per una ong. Tuttavia oggi, a pochi giorni di distanza dalla condanna, il presidente ha sancito la loro liberazione frutto - si legge sul sito web, rilanciato da Radio Free Asia (Rfa) - della "gentilezza amorevole" del governo. Le Nazioni Unite attraverso un portavoce "accolgono con favore" la grazia concessa e auspicano che preso "anche l'ultima persona ancora in galera sarà rilasciata".
La liberazione degli operatori umanitari segna un altro punto a favore del cammino riformista impresso da Thein Sein, che avrebbe ordinato in prima persona il loro rilascio. Dopo il rimpasto di governo e la rimozione di oltre duemila nomi - fra cui attivisti e dissidenti - dalla lista nera, il presidente e l'esecutivo sembrano intenzionati a proseguire l'opera di democratizzazione, anche se restano i dubbi sulla sincerità delle mosse. E non mancano le voci critiche di intellettuali ed esperti di politica birmana, secondo cui si tratta solo di "operazioni di facciata".
Interpellato da AsiaNews sulle recenti decisioni prese da Thein Sein, il direttore del sito dissidente Democratic Voice of Burma (Dvb) sottolinea che "è troppo presto per speculare sul rimpasto di governo", ma "una cosa è certa: il presidente sta consolidando il suo potere e intende mostrarlo al mondo". Aye Chan Naing aggiunge che a conferma del tentativo di rafforzare il primato egli ha promosso le "persone a lui più vicine" come U Aung Min e U Soe Thein. L'obiettivo finale, secondo il direttore Dvb, potrebbe essere quello di sfidare il Parlamento calcando la mano sul conflitto fra poteri, oppure di accelerarne la riforma dall'interno. Due propositi che non sono affatto disgiunti e che potrebbero essere "entrambi" perseguiti dal capo di Stato.