Thailandia: maestro ucciso dai separatisti davanti ai suoi alunni
I sospetti per l'ennesimo omicidio di un maestro nella zona ricadono sui separatisti islamici. Il ministro della Difesa denuncia: manca coordinamento tra le forze governative per fermare le violenze.
Narathiwat (Asianews/Agenzie) Erano almeno due gli uomini che ieri, vestiti da studenti, sono entrati in una scuola del sud della Thailandia e hanno ucciso un insegnate davanti ai suoi alunni. Lo riferisce oggi la polizia, i cui sospetti cadono sui militanti islamici separatisti. L'ipotesi è che l'efferato omicidio di Prasarn Makchoo sia la vendetta per l'arresto di quattro presunti separatisti avvenuto il 20 luglio a Ban Salo.
Il maestro, 46 anni, è stato ucciso con colpi di pistola alla schiena e alla testa mentre faceva lezione nella scuola di Baan Bue Rang a Narathiwat, dove lavorava da 20 anni. Subito dopo l'attentato le autorità hanno chiuso 20 scuole nei villaggi della provincia.
Il ministro dell'Istruzione ha già versato 50mila baht (poco più di mille euro) alla famiglia di Prasarn; recatosi in visita a Narathiwat Chaturon Chaisaeng ha invitato la popolazione ad aiutare le autorità nel garantire la sicurezza agli insegnanti della comunità.
Dal gennaio 2004 gli scontri tra separatisti e forze governative nelle tre province del sud, a maggioranza musulmana e di etnia malay, sono costati la vita a oltre 1.300 persone; gli insegnati sono stati tra gli obiettivi principali, perchè ritenuti veicoli di trasmissione della cultura buddista. I militanti rivendicano la secessione delle zone del sud e la creazione di uno Stato islamico indipendente.
Intanto da Bangkok il ministro della Difesa, Thammarak Isarangkura na Ayudhaya, denuncia una mancanza di coordinamento e di visione comune tra polizia, esercito e autorità locali per combattere le violenze a Narathiwat, Pattani e Yala. Il mese scorso la Commisione nazionale di riconciliazione, voluta dallo stesso premier Thaksin Shinawatra, aveva proposto una serie di misure "pacifiche" per fermare gli scontri. Ma Bangkok non ne ha tenuto conto e il 18 luglio ha deciso di prorogare lo stato d'emergenza in atto nel sud dal 2005: questo dà pieni poteri alle forze di sicurezza e al premier assicurando loro, tra l'altro, anche l'immunità per eventuali reati.