Thailandia, monaci buddisti non chiederanno più la carità: troppo pericoloso
Dopo numerosi attentati, nella provincia meridionale di Narathiwat, i religiosi hanno deciso di sospendere l'abituale questua mattutina, invitando i fedeli a portare le offerte nei templi.
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) Da oggi i monaci buddisti della provincia di Narathiwat, nel sud, non andranno più a chiedere la carità per le strade come erano soliti fare ogni mattina. Il pericolo è troppo alto nella zona, dove negli ultimi anni i militanti separatisti hanno ucciso numerosi buddisti.
Prakru Papassom Sirikhun, abate del tempio di Kao Kong, spiega che la decisione è stata presa lo scorso 10 novembre, in un incontro dei decani dei monaci. E' tradizione dei monaci andare ogni mattina per le vie di città e villaggi a chiedere l'elemosina. Ma negli ultimi mesi i religiosi sono stati bersaglio di attentati da parte della rivolta islamica, che chiede la separazione delle province meridionali da Bangkok. Già da tempo soldati dell'esercito fanno da scorta ai religiosi, ma gli attacchi non sono cessati. A ottobre i ribelli hanno ferito cinque monaci mentre chiedevano la carità e ucciso due soldati, che li proteggevano.
Informatori dell'esercito - aggiunge l'abate - ci hanno riferito che si prevede un aumento degli attentati contro di noi nei prossimi giorni. "Rivedremo la decisione di non uscire per le strade - conclude - quando la situazione sarà tornata normale. Per adesso, invitiamo la popolazione a recarsi nei templi per portare le offerte". Stamattina, però, secondo la stampa locale non sono arrivati molti fedeli.
Nelle tre province meridionali di Yala, Narathiwat e Pattani la maggioranza musulmana della popolazione chiede l'indipendenza dal resto del Paese, buddista, più avanzato e con lingua e tradizioni differenti. Le violenze, iniziate negli anni '80, sono diventate sistematiche dal 2004 e colpiscono in particolare insegnanti e monaci, oltre che polizia ed esercito. Il bilancio delle vittime è di oltre 1.400 morti (PB)