Thailandia, a Natale va in onda la speranza dopo lo tsunami
Sarà il tema principale dei programmi sui media cattolici; a Phuket famiglie colpite dal maremoto chiedono ai volontari di partecipare alla messa di mezzanotte.
Bangkok (AsiaNews) I media cattolici in Thailandia scelgono come tema principale per i programmi del periodo natalizio la testimonianza di fede davanti allo tsunami. Padre Anthony Vorayuth Kitbamrung, direttore delle Comunicazioni sociali della Thailandia, ha annunciato che su Canale 11 si parlerà soprattutto di "come i sacerdoti della diocesi di Surat Thani passeranno il Natale con le vittime dello tsunami". "Lo scopo continua è far vedere come con il nostro sostegno questa gente, dopo aver perso tutto, è riuscita a intraprendere una nuova vita, con nuove speranze". "La Chiesa cattolica in Thailandia aggiunge il sacerdote - insieme alla Caritas ha fornito ai pescatori più di 300 barche per ricominciare a lavorare".
A Phuket, una delle zone fortemente colpite dal maremoto del 26 dicembre 2004, p. Peter Bancha Aphichartworakun, direttore del Centro aiuti tsunami della provincia, ha annunciato che in questi giorni visiterà la zona "per accertarsi delle condizioni in cui vivono le famiglie aiutate dalla diocesi di Surat Thani". L'iniziativa è volta tra l'altro a "mantenere le buone relazioni instaurate durante gli interventi di soccorso".
Grazie all'aiuto portato loro dalla Chiesa, molti locali hanno imparato ad apprezzare l'impegno dei cattolici e a fidarsi di loro. Suor Rosa Supa Thongumpai, impegnata negli aiuti post tsunami proprio nella diocesi di Surat Thani, racconta che ultimamente quando si reca in visita nelle case di bisognosi, "molte famiglie chiedono di essere invitate alla messa di Natale". "Sembra che si fidino di noi sempre di più, ci chiedono persino consiglio su questioni in cui sono indecisi".
P. Bancha annuncia poi che "come ogni anno faremo la tradizionale visita al capo della comunità buddista, di quella musulmana e al governatore di Phuket". Il sacerdote conclude poi ricordando il clima di "armonia" in cui convivono le varie comunità religiose qui, dove "il 60% degli abitanti è musulmano, il 30% buddista e il 10% cattolico".