24/02/2010, 00.00
BANGLADESH
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Testimoniare Cristo fra le popolazioni tribali del Bangladesh

di William Gomes
È l’opera di p. Paolo Ciceri, sacerdote del Pime di origini italiane, dal 1973 nel Paese asiatico. Oggi vive a contatto con gli orao, ripercorrendo l’esperienza missionaria iniziata con i tribali santal. L’annuncio di Dio diventa occasione per una crescita umana, culturale e spirituale.
Dhaka (AsiaNews) – Testimoniare la parola di Dio fra le popolazioni tribali, contribuendo alla loro crescita umana, professionale e spirituale. È il cammino missionario compiuto da p. Paolo Ciceri, del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), per 38 anni al servizio della Chiesa in Bangladesh. Il religioso racconta ad AsiaNews la propria esperienza di guida “delle comunità verso Cristo”, condividendone i problemi, le sofferenze e il desiderio di riscatto.
 
Oggi p. Ciceri, di origini italiane, lavora a stretto contatto con i tribali del gruppo “orao”, situati nel distretto di Rajshahi, nel nord-ovest del Paese. “Siamo diretti verso 35 villaggi – racconta – dove vivono tribali orao che ci hanno chiesto di insegnare la parola di Dio e testimoniare la vita e il messaggio di Cristo”. Gli adulti ascoltano passi del Vangelo, spiega, i bambini imparano l’adorazione, le coppie cercano di approfondire il loro rapporto “per essere buoni mariti, mogli, padri e madri”.
 
L’opera dei missionari non si ferma all’annuncio, ma fornisce anche istruzione e ha dato vita a una serie di progetti di carattere sociale. Più di 3mila bambini della comunità tribale studiano nelle 12 scuole avviate nell’area, cui si aggiunge l’assistenza medica fornita ogni mese a oltre 2400 persone: “cerchiamo in ogni modo – sottolinea p. Ciceri – di testimoniare il messaggio di Dio” e rispondere alle “sfide” che la Chiesa deve affrontare.
 
Il sacerdote del Pime fin dall’inizio della missione ha lavorato a stretto contatto con le popolazioni tribali. Nel 1973, appena arrivato in Bangladesh, ha iniziato con il gruppo “santal”, anch’esso situata nella regione di Rajshahi. Vivevano in una condizione di semi-schiavitù, racconta p. Ciceri, “non avevano diritti sulla terra” ma l’annuncio del Vangelo e la condivisione dei loro problemi ha “dato loro un significato alla parola amore”.
 
Nei primi tre anni di missione più di 3mila tribali santal si sono convertiti ricevendo il battesimo. Oggi tre di loro hanno abbracciato il sacerdozio, uno vive a Roma e molti altri sono in attesa di approfondire il cammino di formazione. Anche fra i laici è cresciuto il numero di quanti hanno completato il percorso di studi, diventando medici, ingegneri, suore, insegnanti e membri dell’esercito.
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