Terremoto in Myanmar: nuove scosse di assestamento, 150 le vittime
Almeno otto nuovi episodi sismici hanno interessato lo stato Shan, nella zona di confine con la Thailandia. Il bilancio ufficiale parla di 75 morti, ma fonti ufficiose affermano che il numero toccherebbe quota 150. Fonti di AsiaNews confermano il crollo di chiese e istituti cristiani a Monglin.
Yangon (AsiaNews) – Ieri nuove scosse di assestamento hanno interessato la zona orientale del Myanmar, al confine con la Thailandia, colpita il 24 marzo scorso da un violento terremoto di magnitudo 6.8 della scala Richter. Le stime ufficiali al momento parlano di 75 morti, ma il numero potrebbe essere di molto superiore e secondo un gruppo indipendente toccano quota 150. Molte zone sono ancora irraggiungibili ai soccorritori. Fonti cattoliche di AsiaNews in Myanmar confermano la distruzione di chiese e la morte di alcuni fedeli cristiani, in particolare a Monglin, prima missione del missionario del Pime, p. Clemente Vismara.
Fonti indipendenti affermano che, a distanza di quattro giorni dal forte sisma che ha colpito lo stato Shan, il numero delle vittime potrebbe toccare quota 150. Gli edifici danneggiati sarebbero oltre 300 e la preoccupazione maggiore riguarda la mancanza di acqua potabile. Le persone interessate dalla scossa sono almeno 15mila e molte fra loro si trovano in luoghi impervi, difficili da raggiungere per i soccorritori. Le prime stime, molto approssimative, parlano di danni nella sola Tarlay – non lontana dal confine con la Thailandia – per 3,5 milioni di dollari.
Nel fine settimana si sono susseguite numerose scosse di assestamento, che hanno toccato punte di magnitudo 4,8 nella cittadina di Loi Mwe, circa 80 km a nord di Tarlay. Il centro governativo di emergenza ha avvertito che gli episodi sismici potranno ripetersi anche nei prossimi giorni. Ad oggi vi sono state otto scosse di assestamento, oltre al sisma principale avvenuto alle 20.25 del 24 marzo scorso. Al terremoto, si aggiungono i timori per possibili smottamenti a causa della fragilità dei terreni.
Attivisti e volontari lanciano l’allarme, perché nelle zone affette dal sisma comincia a scarseggiare acqua potabile. Il regime militare birmano non ha imposto una rigida censura sulla catastrofe naturale – come avvenuto nel 2008 con il ciclone Nargis, che ha causato 138mila morti – ma molti residenti della zona denunciano “la mancanza di assistenza da parte delle autorità”.
Intanto fonti cattoliche di AsiaNews confermano che “la parte più colpita è la zona di Monglin”, nell’area in cui è nata la prima missione di p. Clemente Vismara, sacerdote del Pime che ha speso la sua vita nella ex-Birmania. “La chiesa costruita da p. Vismara – continua – la sua vecchia casa e l’alloggio che un tempo ha ospitato le suore sono crollati”. Una seconda chiesa è crollata a Tiri, poco prima di Monglin. “Ci sono stati tre morti – precisa la fonte – che vivevano nella vecchia casa delle suore”. Nei giorni scorsi il vescovo di Kengtung mons. Peter Louis Cakü ha visitato Monglin, per osservare con i propri occhi la situazione e portare conforto alle vittime del sisma.
(Nella foto una chiesa crollata a Tarlay, pubblicata dal quotidiano birmano The Irrawaddy)
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