18/11/2020, 15.36
TERRA SANTA
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Terra Santa: fra gioia e restrizioni, comunioni e cresime al tempo del Covid

Il 7 e 14 novembre celebrati i sacramenti per 35 bambini nella Chiesa di Nostra Signora Donna di Valore a Tel Aviv. Si tratta di figli di migranti filippini e indiani di lingua ebraica. P. Di Bitonto: La “chiusura di un cerchio” dopo oltre due anni di catechesi e preparazione. Una “festa ridotta”, ma caratterizzate da “una grande partecipazione”.

Tel Aviv (AsiaNews) - “La chiusura di un cerchio” dopo un periodo di oltre due anni di preparazione e lo slittamento delle funzioni - previste in origine per maggio - a causa della pandemia di coronavirus. Comunioni e cresime vissute “in tono minore” a causa delle restrizioni tuttora in vigore e che hanno “ridimensionato il clima di festa”. Così p. Benedetto Di Bitonto, del Patriarcato latino di Gerusalemme, descrive il clima vissuto in occasione delle cresime e prime comunioni celebrate fra le comunità migranti nella chiesa di Nostra Signora Donna di Valore, a Tel Aviv. I bambini sono figli di immigrati provenienti da Filippine e India.

Ad AsiaNews il sacerdote, attivo nel vicariato san Giacomo dove si occupa di pastorale con i migranti di lingua ebraica, parla di festa ridotta: "A essere onesti, non vi era la gioia di sempre. Nella cultura filippina di solito vi sono quattro padrini... questa volta un solo padrino e i genitori. Le funzioni si sono svolte in giardino, forse in un torno minore ma in un clima comunque decoroso e di grande partecipazione”. 

Il 7 e 14 novembre 35 fra bambini provenienti da comunità straniere di lingua ebraica di Israele e appartenenti al vicariato per i migranti si sono riunite nella parrocchia di Nostra Signora Donna di Valore, a Tel Aviv, per la Prima Comunione e la Cresima. P. Rafic Nahra, del vicariato san Giacomo per i cattolici di lingua ebaica e per i migranti, e p. Renato, direttore del centro, hanno concelebrato le solenni funzioni eucaristiche alla presenza dei più piccoli e dei loro genitori. 

Il 7 novembre, nel contesto di due messe, 23 giovani hanno ricevuto la cresima dopo due anni di catechismo. La settimana successiva, in un’unica funzione, altri 12 bambini hanno ricevuto la Prima Comunione. Tutte e tre le funzioni si sono svolte all’aperto. Di solito esse si svolgono nel mese di maggio, al termine dell’anno catechistico; tuttavia, quest’anno le restrizioni imposte per il Covid-19 hanno determinato uno slittamento del calendario.

“Questo è un percorso iniziato due anni fa", racconta p. Di Bitonto. "I bambini - egli spiega - sono sfiancati dalle restrizioni e dalla didattica a distanza, passano gran parte del loro tempo al computer a studiare. Per questo cresime e comunioni sono state comunque un momento di gioia, anche se ridotta. Essi hanno potuto incontrarsi, stare assieme come spesso non hanno potuto fare negli ultimi tempi di socializzazione pressoché azzerata". Il senso di “liberazione”, aggiunge, è dovuto anche al lungo percorso che li ha portati alla celebrazione dei sacramenti.

“Una corsa contro il tempo - afferma p. Di Bitonto - perché fra poco inizia la stagione fredda della pioggia e sarebbe stato difficile celebrare all’aperto come abbiamo fatto”. Per i migranti, conclude il sacerdote, “la chiesa in molti casi rappresenta l’unico momento di aggregazione sociale, in una vita dedicata quasi per intero al lavoro. Per loro avere il sabato, giorno di festa in Israele, per riunirsi, incontrare persone della stessa nazionalità e pregare insieme diventa il centro della vita. Dover interrompere questa consuetudine è stato molto difficile”. 

Il vicariato san Giacomo è stato istituito per servire i fedeli che vivono in Israele, immersi in un ambiente culturale e linguistico ebraico. Oggi le comunità attive di lingua ebraica - ma vi sono anche realtà in cui si parla il russo - sono quelle di Gerusalemme, Tel Aviv-Jaffa, Haifa, Beer Sheva e Tiberiade. Tra le principali sfide vi sono la trasmissione della fede per una realtà minoritaria all’interno di una maggioranza ebraica; testimoniare la giustizia e la pace, rimanendo al servizio dei poveri, dei migranti e dei richiedenti asilo; la promozione del dialogo, grazie ad attività interreligiose con musulmani ed ebrei che permettono di sperimentare il vivere insieme in pace e comprensione reciproca nonostante i problemi irrisolti. 

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