Tensione in una Siria che si sente "isolata e circondata"
Si contesta la risoluzione 1636 dell'Onu, che chiede di cooperare con la Commissione Mehlis, ma anche il "silenzio" dei Paesi arabi. Manifestazioni a Damasco: giovani tentano di entrare nell'ambasciata Usa.
Damasco (AsiaNews) Tensione a Damasco, dopo la pubblicazione della risoluzione 1636 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. I giornali controllati dal governo contestano la decisione delle Nazioni Unite, ripetono che la Siria è pienamente disponibile a collaborare con l'inchiesta dell'Onu, ma evitano di pubblicare il testo della risoluzione, che è stata approvata all'unanimità e contestano "il silenzio" dei Paesi arabi.
Di fronte alle pressioni internazionali, in Siria si sta diffondendo la preoccupazione di un "mare di sangue", che molti prevedono invitando a guardare la storia recente dell'Iraq e del suo presidente Saddam Hussein. Dietro queste visioni pessimistiche e le quinte del palazzo presidenziale si continua ad affermare la "piena disponibilità di collaborare con la Commissione d'inchiesta internazionale", sostenendo la "ferma volontà del governo siriano di arrivare alla verità sull'assassinio di Hariri". Si promette di far subire "le pene dovuti ai responsabili di questo crimine feroce", mentre si continua a criticare l'atteggiamento "ingiusto" dell'Onu nei riguardi della Siria, si sostiene che nessun siriano è complice dell'omicidio di Hariri e si accusa Israele di essere dietro tutti i problemi della regione. La critica alla risoluzione 1636 si estende al fatto che essa è stata votata all'unanimità, perché questo indica che "sono gli americani che comandano all'Onu". La 1636, si sostiene infine, non ha detto altro che quanto scritto nel rapporto di Mehlis ed essa "macchia il volto dell'ONU".
La stampa siriana scrive di "menzogne" che accusano la Siria "di non aver dato sincera e onesta collaborazione a Mehlis" e continua ad affermare la piena e totale disponibilità delle autorità ad offrire la sua collaborazione "secondo le norme previste dal diritto internazionale", ma evita di riferire ai lettori il contenuto completo della risoluzione 1636, soprattutto per ciò che si riferisce al capitolo VII della carta delle Nazioni Unite, che può creare problemi interni, alla luce della "Dichiarazione di Damasco" dell'ottobre scorso. La dichiarazione è stata diffusa dal gruppo dei cinque partiti politici proibiti in Siria, che hanno radunato ultimamente un buon numero di persone dei Fratelli musulmani, perseguitati in Siria e chiede il "rovesciamento del Regime guidato dalla famiglia El Assad, a capo del partito Baas dagli inizi del 1960".
Fayez El Sayegh, direttore del giornale "El Sawra" (La Rivoluzione) nel suo editoriale di oggi continua la sua campagna contro l'ONU, affermando che "non è la prima volta che la Siria subisce delle pressioni forti: anche negli anni passati abbiamo avuto delle difficoltà, che siamo riusciti a superare, e anche questa volta saremo in grado di farlo, malgrado le difficoltà dovute alla coalizione di molti Paesi contro di noi. Anche se siamo consapevoli della pericolosità delle pressioni attuali, siamo sicuri che la Siria supererà queste difficoltà e nessuno sarà in grado di calpestare e mettere in ginocchio il popolo siriano".
L'altro giornale governativo,"Tichrine"(Ottobre) ha ribadito nella sua edizione odierna la necessita di risvegliare i cittadini sul pericolo di essere "offerti al tavolo delle compromesse internazionali e degli interessi regionali" e critica "il silenzio degli Arabi, che stanno assistendo a un complotto internazionale senza fare una mossa", con un riferimento al fallimento della missione del vice-ministro degli Esteri siriano, Walid El Mouallem, al rientro da una visita nei Paesi del Golfo.
Continuano anche le manifestazioni ed il "sit in" nelle vicinanze dell'ambasciata americana a Damasco. Nella piazza principale Al Rawdah (Il Paradiso) più di 10.000 manifestanti hanno gridato contro gli americani e le pressioni dell'ONU, con slogan che dicevano: "Non abbiamo nascosto nulla, siamo innocenti"; "America, America la Notte non durerà molto"; "Attaccati dal veleno americano". Delle tende e dei materassi sono stati offerti a tutti dalla Società siriana per le relazioni generali. Molti giovani hanno tentato oggi di entrare nell'ambasciata degli Stati Uniti, ma le forze dell'ordine siriane l'hanno impedito.
In molte province siriane si sono organizzati sit in simili, come protesta contro le pressioni dell'ONU, con la presenza di leader religiosi musulmani e cristiani. L'archimandrita Paulo, rettore della chiesa di S. Anna ha invitato "tutto il popolo siriano a scendere in piazza per difendere e mostrare l'innocenza della Siria e l'ingiustizia degli americani", l'imam Hassan, responsabile della moschea principale di Homs, ha implorato la misericordia divina, perché, in questo fine mese del Ramadan, allontani dal Paese ogni pericolo, assicurando a tutti che Dio Onnipotente non abbandonerà la Siria e il Libano".