Teheran va avanti col nucleare, primi passi per le sanzioni
Vertice lunedì a Londra tra Europa, Stati Uniti, Russia e Cina per preparare la riunione dell'Aiea sul dossier nucleare iraniano. La Rice e Straw escludono l'uso della forza.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Europa, Stati Uniti, Russia e Cina prepareranno insieme, in un vertice che si riunirà lunedì a Londra, la riunione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) sul dossier nucleare iraniano, dove potrebbe decidersi di portare la questione al Consiglio di sicurezza dell'Onu.
C'è "impazienza crescente" nella comunità internazionale nei confronti dell'Iran, ha detto il ministro degli Esteri britannico Jack Straw; Teheran "ha superato la linea rossa", aveva affermato poco prima il cancelliere tedesco Angela Merkel, che è a Washington per un incontro con George Bush. Dal canto suo il segretario di Stato americano Condoleezza Rice dichiarava che l'uso della forza contro l'Iran non è "per ora" previsto dagli Stati Uniti. Affermazione condivisa da Straw.
Sono tutti strumenti per premere su Teheran, da dove il presidente Mahmud Ahmadinejad replica che invece l'Iran "continuerà sicuramente nel suo programma nucleare", facendo così eco alla minaccia espressa in una dichiarazione del ministro degli Esteri, Manouchehr Mottaki, che il suo Paese metterà fine alla sua collaborazione con l'Aiea, qualora il suo caso venisse portato davanti al Consiglio di sicurezza. La minaccia è espressamente collegata con la decisione presa ieri da Germania, Gran Bretagna e Francia di attivare l'esecutivo dell'Aiea e dice che "se un dossier verrà inviato al Consiglio di sicurezza i Paesi europei non avranno più la possibilità di cui dispongono attualmente", cioè di trattare, e "il governo sarà obbligato, in conformità alla legge, a porre fine a tutte le misure volontarie di cooperazione". Frase che potrebbe riferirsi non solo all'allontanamento degli ispettori dell'Aiea, ma anche ad una uscita dal protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione nucleare, che peraltro Teheran ha firmato, ma non ratificato.
Anche se ancora non hanno esplicitato alcuna decisione, Stati Uniti ed Europa appaiono sulla stessa linea; "segno buono", ha detto in proposito la Merkel. Il Giappone, con una dichiarazione del ministro degli Esteri Taro Aso, si è associato, chiedendo il deferimento dell'Iran al Consiglio di sicurezza.
Il segretario dell'Onu, Kofi Annan, però, sembra voler dilazionare il passo, in quanto ha detto di aver avuto una conversazione telefonica con Ali Larijani, negoziatore iraniano per il nucleare, che ha sostenuto l'interesse del suo Paese "ad un negoziato serio e costruttivo con gli europei". La Francia da parte sua ritiene "prematuro" parlare di sanzioni.
L'ipotesi al momento più plausibile resta comunque una richiesta di sanzioni contro l'Iran, che dovrebbe essere chiesta in sede Onu dopo una riunione urgente del Consiglio dell'Aiea, tra un paio di settimane. Linea che la Rice dice di "sostenere pienamente".
Restano da convincere Russia e Cina, delle quali, nella situazione attuale, si tende ad escludere un possibile veto. Mosca anche oggi ha chiesto a Teheran di "tornare alla moratoria" ed in un comunicato del Ministero degli esteri afferma che "consultando le altre parti interessate" esaminerà cosa deve fare l'Aiea, "compresa l'opportunità di informare il Consiglio di sicurezza".
Quanto a Pechino, che continua a sostenere l'opportunità della trattativo dell'Iran con gli europei, Taylor Fravel, specialista di politica estera cinese al Massachusetts Institute of Technology, ritiene che la Cina, che ha sempre difeso l'Iran, dal quale importa il 12% del suo fabbisogno petrolifero, in privato si opporrà all'imposizione di sanzioni, in quanto intromissione negli affari interni di un Paese, ma al momento del voto non rischierà la reputazione che ha guadagnato nei colloqui sul nucleare nordcoreano.