Teheran inaugura due nuove miniere di uranio nel centro del Paese
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - L'Iran inaugura due miniere di uranio che forniranno il complesso di Yazd nel centro del Paese. La conferma giunge dalla stessa tv di Stato. Entrambi i centri producono uranio concentrato o "yellow cake" e sono ubicati a Sagand a circa 100 km a nord della centrale di Ardakan (Iran centrale). Essa ha una capacità di produzione annuale di circa 60 tonnellate di uranio arricchito.
L'apertura dei due centri avviene a pochi giorni dal fallimento dei colloqui fra Iran e Consiglio di sicurezza Onu più la Germania avvenuti ad Almaty in Kazakistan. Gli incontri fra rappresentanti dei Paesi del 5 +1 e l'Iran sono ripresi nel 2012 dopo oltre un anno di fermo. Iniziati il 24 aprile 2012 a Istanbul le parti si sono incontrate altre due volta a Baghdad (23-24 maggio) e a Mosca (18-19 giugno) ma sempre con risultati deludenti. Di recente Usa e Israele hanno chiesto un inasprimento delle sanzioni contro Teheran. Lo scorso 8 febbraio il grande ayatollah Alì Khamenei ha invece sminuito l'offerta Usa di un dialogo diretto e bilaterale sul programma nucleare di Teheran. Per la guida spirituale iraniana il dialogo sarebbe troppo costretto perché - alludendo alle sanzioni - gli Usa "mantengono un fucile puntato" sull'Iran.
Secondo Abbas Mohamed Nagi politologo egiziano esperto di Iran, "qualsiasi accordo sul nucleare è improbabile fino all'elezione del nuovo presidente". La presentazione dei candidati si terrà dal 7 all'11 maggio, mente la data delle votazioni è prevista per i primi di giugno. Un'altra ragione dello stallo è la crisi di fiducia dell'Iran che in questi mesi ha visto due importanti alleati: il presidente siriano Bashar al Assad e il movimento shiita libanese Hezbollah perdere consensi e potere. "La Siria - afferma - è i principale alleato politico dell'Iran e fino ad oggi era la sua porta per il mondo arabo e anche l'unico sbocco sul mediterraneo. Il regime di Al-Assad sta perdendo terreno e ormai si combatte anche a Damasco.
In Libano, il governo di Naguib Mikati sostenuto da Hezbollah ha rassegnato le dimissioni, una mossa che ha distanziato l'Iran dallo scacchiere politico libanese, indebolendo ancora di più l'influenza di Teheran sulla regione".