Teheran a Riyadh: risolvere ‘il prima possibile’ le divergenze, favorire ‘riavvicinamento’
L’ambasciatore iraniano in Iraq rivela: Soleimani portava un messaggio volta a riallacciare i rapporti con i sauditi. Rouhani pronto a “tornare agli impegni” previsti nel programma nucleare. Il tribunale di Mashad condanna otto dissidenti e attivisti a 72 anni di carcere complessivi per aver chiesto le dimissioni di Khamenei.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - L’Iran vuole risolvere “il prima possibile” le divergenze con le nazioni del Golfo, in particolare Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. È quanto ha affermato l’ambasciatore della Repubblica islamica in Iraq Iraj Masjedi, il quale ha aggiunto che il gen. Qassem Soleimani, ucciso da un raid statunitense a Baghdad, stava portando un messaggio di Teheran finalizzato a un possibile “riavvicinamento” con Riyadh. Una notizia che conferma, una volta di più, le voci di un tentativo di Teheran di “superare le divisioni” del recente passato.
L’Iran, sottolinea Masjedi, accoglie con favore “il ruolo dell’Iraq nel cercare di risolvere le differenze” e “le sfide” con i sauditi e gli emirati. Facendo riferimento alla morte di Soleimani, egli aggiunge che il giorno stesso avrebbe dovuto illustrare la posizione di Teheran “nella lotta al terrorismo e nel raggiungimento della pace e della sicurezza nella regione”.
Da tempo la Repubblica islamica, principale potenza sciita al mondo, sta cercando di ricucire i rapporti con i “rivali” sunniti dell’Arabia Saudita, grazie anche all’opera di mediazione fornita dal Sultanato dell’Oman. Tuttavia, le posizioni restano ancora distanti e gli stessi funzionari sauditi hanno dichiarato di non essere a conoscenza di messaggi portati da Soleimani in un’ottica di ripresa delle relazioni con Teheran.
Nel frattempo il presidente iraniano Hassan Rouhani afferma che il Paese è pronto a “tornare agli impegni” presi nel contesto dell’accordo nucleare del 2015 (il Jcpoa), se anche le altre parti in causa fanno lo stesso. In una nota diffusa al termine dell’incontro con il rappresentate della politica estera Ue Josep Borrell, l’ufficio del presidente conferma che la Repubblica islamica continuerà a collaborare con gli ispettori nucleari “se non cambierà la situazione”. “La Repubblica islamica - afferma Rouhani - è ancora pronta a interagire e collaborare con l’Unione europea per risolvere le questioni aperte e se la controparte mantiene i propri impegni, [anche] l’Iran tornerà” sui propri passi dopo il ritiro (parziale) dei mesi scorsi. Teheran ricorda al contempo che tutti i passi compiuti sinora sono all’interno dei parametri fissati dall’accordo nucleare, sono reversibili e che il programma è ancora oggi controllato dagli esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea).
Infine, sul fronte interno è di questi giorni la notizia della condanna - emessa dal tribunale di Mashad - di otto dissidenti e attivisti a un totale di 72 anni di carcere, per aver chiesto le dimissioni della guida suprema iraniana, il grande ayatollah Ali Khamenei. Gli imputati, assieme ad altri sei, hanno scritto una lettera aperta lo scorso anno chiedendo un passo indietro alla massima carica politica e religiosa del Paese. Tra i firmatari vi è l’ex rettore dell’università di Teheran Mohammad Maleki, il documentarista Mohammad Nourizad e Gohar Eshqi, il cui figlio è stato torturato e ucciso mentre si trovava in prigione. E ancora Hashem Khastar, attivista e sindacalista in prima linea nella difesa dei diritti degli insegnanti. La magistratura ha emesso contro di loro le accuse di “tentativo di cambio di regime” e di preparativi per una “rivolta”.
14/03/2016 13:26
12/09/2020 08:34