Teheran, università sotto assedio. Gli studenti: “Siamo in guerra”
Massiccia campagna di repressione con arresti e condanne. Lezioni troppo filo-occidentali sostituite con corsi di teologia islamica. Punite le studentesse che indossano vestiti troppo colorati. Il 7 dicembre è in programma una manifestazione anti-governativa, che potrebbe sfociare in nuove violenze.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Le autorità iraniane hanno messo sotto assedio le università del Paese, con una ondata di arresti ed espulsioni. Il governo intende sradicare la nuova ondata di contestazioni, alla vigilia di una massiccia protesta degli studenti in programma il 7 dicembre prossimo. Rafforzate le norme ispirate alla morale islamica sull’abbigliamento femminile e la lunghezza dei capelli nei giovani, considerati un segno di dissenso politico verso il regime degli ayatollah.
Gli studenti assoldati dalle milizie Basij, i “volontari della rivoluzione”, segnalano i compagni sospettati di collusione con i movimenti di opposizione. Il 3 dicembre scorso la polizia ha promesso una “repressione durissima” se i dimostranti allargheranno la protesta all’esterno dei campus: ogni assembramento verrà considerato “illegale” e gli agenti prenderanno le “necessarie contromisure”.
Il governo intende controllare non solo la sicurezza, ma anche le “idee” che circolano all’interno delle università. Alcune lezioni considerate troppo filo-occidentali sono state rimpiazzate con seminari di teologia islamica. Fonti interne alla Sharif University of Technology, a Teheran, riferiscono che membri di Herasat, la temuta polizia morale nelle università, fermano le ragazze che vestono abbigliamenti troppo colorati o non indossano in modo conforme il velo. Goudarzi, studente 23enne di ingegneria aerospaziale, è stato espulso per aver parlato con un giornalista della Bbc.
Il 7 dicembre è in programma una manifestazione antigovernativa ma, al momento, non è dato sapere se resterà confinata ai campus o si riverserà per le strade della capitale. Il giorno è occasione di manifestazioni, in ricordo dell’assassinio di tre studenti che, nel 1953, protestavano contro la presenza degli stati Uniti nel Paese. Dal 1990 i dissidenti promuovono contro-manifestazioni per la democrazie e riforme in Iran, nazione nella quale le università e gli studenti hanno sempre ricoperto un ruolo di primo piano nelle proteste di piazza.
Siti dell’opposizione affermano che le autorità hanno richiamato a Teheran centinaia di forze della sicurezza, provenienti dalle vicine province. Nelle ultime settimane più di 100 studenti sono stati arrestati. Molti di loro sono stati processati dai tribunali della rivoluzione e condannati al carcere.
Mehdi Arabshahi, 28 enne specializzando, dichiara: “Siamo in stato di guerra”. Da una parte le autorità, che “impediscono le proteste”; dall’altra gli studenti, che continuano la campagna anti-governativa lanciata all’indomani delle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso. Nel frattempo le milizie Basij hanno aumentato i salari per gli studenti e promettono taglie per chiunque denuncia o fornisce prove di attività contro-rivoluzionarie.
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