Teheran, al via il raduno dei Paesi non allineati
Teheran (AsiaNews/Agenzie) - Si è aperto oggi nella capitale iraniana il summit dei Paesi non allineati, che riporta le voci, spesso contrastanti di Paesi in via di sviluppo, dittature, Stati emergenti. Pur essendovi il rischio di strumentalizzazione da parte dell'Iran, all'incontro è presente il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon che, proprio ieri sera ha criticato il programma nucleare iraniano, le sue minacce contro Israele, ma ha anche detto che Teheran è un interlocutore prezioso per la soluzione della crisi siriana.
Al raduno sono presenti 29 capi di Stato o di governo (fra cui India, Pakistan, Iraq, Libano, Zimbabwe, Nordcorea,...). Il resto dei circa 120 Paesi è rappresentato da ministri degli esteri, vice-presidenti, inviati speciali.
Nel suo discorso di apertura, il grande ayatollah Ali Khamenei ha dichiarato che il summit vuole "iniettare nuova vita e nuovi stimoli al gruppo". Gran parte del suo discorso è stato assorbito dalla difesa dell'Iran e del suo programma nucleare che non mira a costruire "armi atomiche" ma ad un "uso pacifico" dell'energia. E in una critica poco velata verso Israele - altra potenza nucleare in Medio oriente - egli ha gridato lo slogan: "Energia nucleare per tutti; armi nucleari per nessuno", proponendo un Medio oriente libero dalle armi atomiche. Khamenei ha poi preso di mira l'Onu e il Consiglio di sicurezza, dominato da strutture "non democratiche " e "ingiuste", e controllato "da pochi regimi dittatoriali".
Le critiche all'Onu e al troppo potere degli Stati del Consiglio di sicurezza sono uno dei temi più ricorrenti fra i Non allineati, la cui organizzazione è nata alla fine degli anni '50 per sfuggire all'allineamento e alla divisione fra i blocchi Usa/Urss, arenandosi nella critica contro l'occidente, nella difesa del terzomondismo e di ambigue dittature personali.
Khamenei non ha accennato alla questione siriana, che vede l'Iran come uno dei maggiori sponsor e difensori di Bashar al Assad. Ne ha parlato invece il presidente egiziano Mohammed Morsi nella sua prima ribalta internazionale. Morsi è il primo presidente egiziano a recarsi a Teheran dopo oltre 30 anni. Dopo la rivoluzione di Khomeini e l'accordo diplomatico fra Israele e il Cairo, l'Iran ha rotto le relazioni diplomatiche con l'Egitto.
Morsi ha detto che il suo Paese "è pronto" ad aiutare la rivoluzione siriana e che il presidente Assad ha perso ogni legittimità nella comunità internazionale. In compenso, anche Morsi ha criticato la struttura dell'Onu e ha chiesto che un rappresentante dell'Africa segga nel Consiglio di sicurezza.
Nei giorni scorsi Stati Uniti e Israele avevano messo in guardia Ban Ki-moon dal partecipare al summit, col rischio di essere manipolato. Invece, il segretario Onu, ieri sera, già prima dell'incontro internazionale ha incontrato Khamenei, il presidente Ahmadinejad e il presidente della Majlis, Ali Larijani. Riferendo poi ai giornalisti, Ban ha detto che l'Iran può giocare un ruolo importante in una soluzione pacifica della crisi siriana. Egli non ha però risparmiato critiche ai proclami della leadership iraniana di vedere distrutto lo Stato d'Israele. "Pretendere che lo Stato di Israele non abbia il diritto di esistere o descriverlo in termini razzisti, non solo è errato, ma va contro i principi che tutti abbiamo giurato di sostenere".
Egli si è pure augurato che l'Iran faccia passi più decisi con l'Agenzia atomica dell'Onu per verificare il carattere pacifico della sua escalation nucleare.