Tashkent, cristiani e musulmani sempre più nel mirino delle autorità
Tashkent (AsiaNews) - Continua la persecuzione delle minoranze confessionali in Uzbekistan. Le comunità protestanti e musulmane sono le più danneggiate dalle restrizioni, ma "chiunque professi un credo religioso è possibile bersaglio del governo". Lo confermano alla Organizzazione non governativa Forum18 diverse fonti locali, anonime per motivi di sicurezza.
Dallo scorso 9 luglio, giorno d'inizio del Ramadan, gli agenti di polizia impediscono ai musulmani uzbeki di prendere parte all'iftar, pasto che sancisce la fine del digiuno quotidiano nel corso del mese sacro. Abdurakhmon Tashanov, dell'associazione umanitaria Ezgulik, racconta che anche nella capitale Tashkent, dove la comunità islamica è più radicata, i pochi ristoranti che preparano la cosiddetta "colazione islamica" lo fanno in clandestinità e con il timore di subire intimidazioni da parte delle autorità.
Da circa un mese a questa parte, la severità del governo si estende anche alla libertà di preghiera, con crescenti controlli da parte della polizia in prossimità dei luoghi di culto. Il 2 agosto, Yelena Urlayeva, operatrice umanitaria per Human Rights Alliance, ha dichiarato di aver visto alcuni uomini della polizia controllare borse ed effetti personali all'ingresso della moschea Tura Buva di Tashkent, per la preghiera di mezzogiorno.
Il possesso di letteratura religiosa, proibito dalla legge uzbeka solo nel caso in cui contenga messaggi di violenza o estremismo, è invece punito in modo indistinto dalle autorità governative, con pesanti sanzioni o punizioni corporali. Negli ultimi mesi, un numero crescente di uzbeki protestanti è stato multato per il solo possesso di un Bibbia, mentre nei giorni scorsi, nella regione nordoccidentale del Khorezm, gli agenti di polizia hanno picchiato il protestante Sardorbek Nurmetov dopo avergli sequestrato alcuni appunti religiosi. "Non è un caso che sia stato fermato proprio lui - ha spiegato a Forum18 un altro membro della comunità locale - sapevano che era di fede protestante".
Secondo diverse fonti "i fedeli di religioni diverse vivono oramai in uno stato di terrore, e hanno paura di tenere in casa oggetti o scritti relativi al proprio credo. Alcuni sono arrivati persino a distruggerli con le loro mani pur di non vederli sequestrati e non finire nelle mani della polizia. Il diritto nazionale proibisce il possesso dei libri sacri ma non consente raid di questo tipo: ignorano le loro stesse leggi".