Tamil Nadu: È urgente ricostruire, mentre il mare rigetta i morti dello tsunami
Colachel (AsiaNews) - Il distretto di Kanyakumari, la punta all'estremo sud della penisola Indiana era una volta un grande centro turistico: oggi è un luogo da incubo. Dopo 5 giorni dall'attacco dello tsunami, le acque del mare ormai ritirate dalla terraferma, continuano a vomitare cadaveri sulla spiaggia. Padre Stanley, parroco di Nostra Signora della Presentazione a Colachel, lavora per portare aiuti di emergenza e testimonia: "Fin dai primi giorni, ogni onda ha portato dei morti. Certe volte in pochi minuti la spiaggia si riempie di 20-25 corpi".
P. Stanley è divenuto responsabile dell'emergenza; la St Mary's School, la scuola della parrocchia è divenuto un centro di accoglienza dei senzatetto; lo stato gli ha dato il compito di distribuire cibo e soldi ai sopravvissuti.
Parlando ad AsiaNews, p. Stanley non nasconde la sproporzione per il suo compito gigantesco: "Molti volontari sono venuti da ogni dove per offrire il loro servizio. Prima di tutto abbiamo censito tutti i nomi delle famiglie, i componenti e la loro residenza. Poi abbiamo iniziato a registrare i morti. Ma ancora non abbiamo una lista completa dei morti, né dei dispersi".
"Con il sostegno di tutte le suore della città continua il sacerdote andiamo in giro stilando elenchi di donne e bambini dispersi. A queste povere vedove, alle madri, alle sorelle chiediamo loro di aiutarci, di darci alcuni dettagli per il riconoscimento dei morti. È importante avere anche una fotografia, la pagella, il diario scolastico, il più piccolo segno della loro esistenza per chiedere l'aiuto del governo. Per aiutare gli abitanti dei villaggi, in maggioranza poveri pescatori, lo stato ha infatti deciso di fare un dono di 100 mila rupie per ogni morto nello tsunami. Il denaro è necessario per ricostruirsi una vita, anche se per ora l'urgenza è per l'acqua, il cibo, un rifugio per la notte".
"Questa gente ha bisogno di ricostruirsi una vita partendo da zero. Quello che si dà loro è un piccolo sostegno economico; poi vi è il peso schiacciante del dolore e per questo occorre molto più tempo".
P. Stanley lavora dall'alba fino a tarda sera. "Sono esausto, ma sento che sono chiamato ad aiutare questa mia gente: dobbiamo ricostruire le loro case, aiutare il villaggio a riprendere il lavoro. Fino ad allora essi hanno bisogno del nostro aiuto. E gli aiuti stanno arrivando, ma occorre organizzare la distribuzione. Ieri una ong ha portato cibo per 3 mila persone, ma il cibo non era suddiviso in pacchetti, mancavano recipienti: distribuirlo è stato difficile, ma ce l'abbiamo fatta. Alcuni abitanti sono venuti a dirci che nei loro villaggi non hanno cibo. Qui abbiamo molto cibo, ma non abbiamo container o mezzi di trasporto per trasferirlo. Ho chiesto al mio vice-parroco di trovare una soluzione. Ci mancano anche i volontari: il personale per gli aiuti è troppo poco di fronte alla tragedia".