Tamil Nadu: furti, distruzioni, pestaggi e arresti contro cristiani protestanti
di Nirmala Carvalho
Gli attivisti del Bjp (Bharatiya Janata Party) li hanno accusati di conversioni forzate. Demolita la chiesa e due moto, rubate una telecamera e sei biciclette. Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic): “Ecco l’insicurezza in cui vive la minoranza cristiana nell’India laica”.
Mumbai (AsiaNews) – Nel distretto di Thurivarur (Tamil Nadu), alcuni attivisti locali del Bjp (Bharatiya Janata Party, partito ultranazionalista indù) hanno picchiato il pastore Williams Ramados e sua moglie. Poi, hanno preso d’assalto la Bethel Prayer House, dove l’uomo amministrava il culto: hanno demolito la chiesa; distrutto due moto; rubato sei biciclette, una telecamera e un cellulare. Infine, gli attivisti hanno portato con la forza il pastore, sua moglie e alcuni fedeli alla stazione di polizia, dove sono stati accusati secondo le sezioni 147, 148, 352, 427 e 506 del Codice penale. I cristiani hanno passato sei giorni in prigione e il rilascio è avvenuto su cauzione. I fatti risalgono allo scorso 13 agosto, ma la notizia si è saputa solo in questi giorni.
Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega: “Quel giorno le autorità governative hanno visitato la chiesa, misurato l’area su cui sorge e dichiarato che tutto era in regola e apparteneva al pastore. Gli attivisti locali hanno rifiutato il verdetto delle autorità: dopo due ore hanno attaccato i presenti e dato inizio alle violenze. Questa è l’insicurezza in cui la vulnerabile minoranza cristiana vive nell’India laica. Gli aggressori liberi e le vittime innocenti arrestate e imprigionate”.
Il pastore amministrava il culto in luoghi di fortuna da 15 anni. Nel giugno 2005 ha comprato un piccolo pezzo di terra, su cui ha costruito la Bethel Prayer House e un rifugio. Attivisti locali del Bjp hanno sempre intimato al pastore di interrompere il culto. Nel 2007, essi hanno cercato di bruciare la chiesa e hanno minacciato di ucciderlo se non avesse interrotto l’opera di conversione nel villaggio.
Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega: “Quel giorno le autorità governative hanno visitato la chiesa, misurato l’area su cui sorge e dichiarato che tutto era in regola e apparteneva al pastore. Gli attivisti locali hanno rifiutato il verdetto delle autorità: dopo due ore hanno attaccato i presenti e dato inizio alle violenze. Questa è l’insicurezza in cui la vulnerabile minoranza cristiana vive nell’India laica. Gli aggressori liberi e le vittime innocenti arrestate e imprigionate”.
Il pastore amministrava il culto in luoghi di fortuna da 15 anni. Nel giugno 2005 ha comprato un piccolo pezzo di terra, su cui ha costruito la Bethel Prayer House e un rifugio. Attivisti locali del Bjp hanno sempre intimato al pastore di interrompere il culto. Nel 2007, essi hanno cercato di bruciare la chiesa e hanno minacciato di ucciderlo se non avesse interrotto l’opera di conversione nel villaggio.
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