Taiwan si prepara per le elezioni locali, il Kmt teme la sconfitta
Taipei (AsiaNews/Agenzie) – La popolazione di Taiwan si prepara alle elezioni locali, che coinvolgeranno il prossimo 5 dicembre circa 7 milioni di elettori in 17 fra città e contee dell’isola. Nonostante si tratti di un test limitato, è visto come un’importante consultazione sul mandato del partito al governo, i nazionalisti del Kuomintang. Il presidente Ma Yong-jeou, infatti, ha proposto aperture senza precedenti alla Cina continentale: il risultato di sabato darà un’indicazione per le prossime elezioni presidenziali del 2012.
Consapevole di questo dato, Ma – che è anche il capo del Kmt – ha fatto campagna elettorale in prima persona, sostenendo i candidati nazionalisti in giro per il Paese. Ma gli analisti sostengono che gli sforzi del presidente non potranno fare la differenza, soprattutto per gli scarsi risultati ottenuti dal governo nel corso degli ultimi anni. Ovviamente, sottolineano, se le elezioni si fossero svolte lo scorso anno il Kuomintang avrebbe vinto di misura dati gli scandali che hanno colpito il partito Democratico dell’ex presidente Chen Shui-bian.
Wang Yeh-li, professore di Scienze politiche all’università nazionale di Taiwan, spiega: “Le carte sono cambiate, dato che alcune politiche dell’esecutivo hanno reso Ma poco popolare”. Sotto accusa le scelte economiche di Taipei per affrontare la crisi finanziaria mondiale, lo scarso interventismo subito dopo il passaggio del tifone Morakot (che ha ucciso 700 taiwanesi) e le questioni legate al rapporto con la Cina continentale. Subito dopo il tifone, ad esempio, il tasso di approvazione del presidente è precipitato al 13%.
Anche le aperture del governo a Pechino non hanno avuto gli effetti sperati. Nonostante il lancio di voli diretti fra Taipei e la Cina – che formalmente non hanno rapporti dal 1949, anno in cui Chiang Kai-shek si ritirò sull'isola – e le agevolazioni economiche per il turismo bilaterale. Secondo i dati del ministero dell’Economia, ad esempio, i turisti cinesi a Taiwan non hanno portato i fondi sperati. I 480mila turisti cinesi arrivati sull’isola nel 2009, ad esempio, hanno creato un giro d’affari pari a 528 milioni di dollari; il governo aveva stimato un guadagno di almeno 935.
La popolazione locale, inoltre, sembra non apprezzare la riunificazione “de facto” promossa dal governo Ma. Proprio ieri, Taipei è stata costretta a garantire per la sicurezza dell’inviato che Pechino manderà sull’isola il mese prossimo. Le proteste, ha spiegato il portavoce della Fondazione taiwanese per gli scambi sullo Stretto, “saranno permesse. Ma faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza fisica dei delegati cinesi”.