Taiwan ferma la “guerra della diplomazia” con Pechino
Il nuovo governo dell’isola, guidato dal nazionalista Ma Ying-jeou, interrompe la ricerca di nuovi alleati diplomatici e chiede alla Cina di fare ogni sforzo per mantenere la pace sullo Stretto. Da parte sua, Pechino mette l’ex ministro degli Esteri a capo dell’Ufficio relazioni con Taiwan, una nomina accolta con molto favore da Taipei.
Taipei (AsiaNews) – Il governo taiwanese invia un nuovo segnale di pace alla Cina, e conferma di non voler più cercare nuovi alleati diplomatici: lo scopo della diplomazia taiwanese sarà, d’ora in avanti, “rafforzare soltanto i legami con i Paesi che già oggi ne riconoscono l’indipendenza”. Lo conferma il neo-ministro degli Esteri dell’isola, Francisco Ou Hung-lian, nel corso della sua prima conferenza stampa ufficiale.
Trovare nuovi alleati, dice Ou, “non è una priorità. Con il nuovo corso del nostro Paese, iniziato sin dall’elezione del presidente Ma Ying-jeou, vogliamo interrompere questa ossessione dei numeri che ha caratterizzato gli otto anni del precedente governo. Difendere l’identità di Taiwan non è uguale a cercarne la piena indipendenza”.
Il ministro ha poi sottolineato come la decisione “non è correlata semplicemente al rapporto con Pechino. In alcuni casi, la politica estera del Partito democratico [guidato dall’ex presidente Chen Shui-bian, predecessore di Ma e noto indipendentista ndr] ha causato scandali enormi. Un caso lampante è quello della Papua Nuova Guinea, un colpo da cui dobbiamo ancora riprenderci”.
Il riferimento è al furto dei 30 milioni di dollari con cui Taipei voleva convincere la Papua a stabilire pieni rapporti diplomatici: i fondi sono stati rubati da alcuni funzionari del ministero taiwanese degli Esteri, che poi sono fuggiti negli Stati Uniti.
Il ministro ha poi concluso sottolineato come “tutte queste decisioni saranno inutili, se Pechino non desidera una vera pace. Noi speriamo che venga fatto tutto il possibile, da ogni lato dello Stretto, affinché la situazione rimanga com’è e non degeneri in un scontro inutile”.
La Cina, dal canto suo, sembra aver apprezzato i segnali inviati da quella che considera “una provincia ribelle”: dopo lo storico incontro fra il presidente Hu Jintao ed il segretario in carica del Partito nazionalista cinese di Taiwan, avvenuto la scorsa settimana, ha nominato l’ex ministro degli Esteri capo dell’Ufficio affari taiwanesi del Consiglio di Stato.
Wang Yi, 55 anni, è noto per la sua conoscenza del Giappone e della Corea. Apprezzato per le sue abilità diplomatiche, ha guidato le delegazione cinese al tavolo dei colloqui sul nucleare nordcoreano. E' considerato da molti il vero artefice del passo indietro di Pyongyang sulla questione dell'atomica, una reputazione che gli ha fatto conquistare la simpatia internazionale.
La nomina, considerata dall’interessato “una promozione”, è stata accolta con grande favore dagli ambienti diplomatici di Taiwan, che commentano: “Dopo anni di burocrati, troviamo dall’altra parte dello Stretto un dirigente che sa cosa significa intrattenere rapporti diplomatici”.
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