30/01/2007, 00.00
TAIWAN - CINA
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Taiwan corregge i libri di storia e la Cina condanna

Nei testi scolastici di storia tolto ogni riferimento al passato comune di Pechino e Taipei, per indicare che sono due Stati diversi. Polemizza la Cina, che accusa di volere instillare nei giovani un’ideologia divisionista. Ma anche a Taiwan molti protestano per il “taglio” del passato.

Taipei (AsiaNews/Agenzie) – Taiwan toglie dai libri scolastici di storia il suo passato comune con la Repubblica popolare di Cina per sottolineare che si tratta di due Stati diversi. In Cina sorgono polemiche con l’accusa di voler dividere i due Paesi, ma anche nell’Isola ci sono proteste.

Dopo le vacanze d’inverno, nei libri di scuola media superiore non ci saranno più riferimenti a un passato comune di Taipei e Pechino, come per significare che si tratta di due Stati diversi. Parole come “il nostro Paese” o “questo Paese”, che davano l’idea che Taiwan fosse parte della Grande Cina, sono cambiate in “Cina” inteso come uno Stato diverso. Sun Yat-sen, fondatore della Cina moderna, la cui eredità era rivendicata da entrambi gli Stati, è indicato solo come il fondatore della Repubblica popolare di Cina e non più celebrato come eroe nazionale di Taiwan.

La Rivolta di Wuchang del 1911, che portò al rovesciamento della dinastia Manchu e alla nascita della Repubblica cinese, è indicata come “chishi” (tumulto), invece di “chiyi” (giusta sollevazione). Nei progranmi la storia cinese non è più la “Storia nazionale” ma la “Storia della Cina” ed è condensata in un volume da studiare in un semestre, mentre la storia di Taiwan non vi è più compresa, ma ha un testo separato.

L’attuale situazione di Taiwan è spiegata come “un grande problema” e l’autore si chiede “come proteggere Taiwan dal rischio di essere ingoiata” dalla Cina, per concludere che “la popolazione di Taiwan è frustrata”. Ricorda che parte della popolazione chiede l’indipendenza oppure una riunificazione, mentre la maggioranza preferisce mantenere lo status quo.

Diffuse polemiche hanno accolto i nuovi testi. I parlamentari del partito d’opposizione Kuomintang accusano il ministro dell’Educazione Tu Cheng-sheng di voler fare “un lavaggio del cervello ai nostri figli per introdurre un insegnamento a favore dell’indipendenza” del Paese. Ma anche professori di storia e parlamentari di maggioranza, come Feng Ting-kuo, protestano che viene così persa una parte importante del passato del Paese.

Netta la condanna di Pechino, dove ambienti governativi accusano il presidente taiwanese Chen Shui-bian di volere insegnare ai giovani una ideologia separatista e di voler acuire le tensioni nello Stretto di Taiwan. Li Weiyi, dell’Ufficio affari di Taiwan del Consiglio di Stato, ricorda che per Pechino “c’è una sola Cina e non può essere cambiato che Taiwan e il Grande Paese sono parte della Cina”.

Pechino è sempre stata attenta ai testi di storia degli altri Paesi. Nel luglio 2005 ci furono critiche e proteste pubbliche contro il Giappone per avere adottato nelle scuole un testo che non parlava delle atrocità commesse dall’esercito nipponico in Asia e del massacro di Nanjing. (PB)

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