18/08/2010, 00.00
TAIWAN - CINA
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Taipei approva lo storico accordo commerciale con Pechino

I deputati democratici e pro-indipendenza lasciano l’aula del Parlamento taiwanese per protesta contro l’accordo, che passa con 68 voti a favore. Rimane bandita sull’isola la forza lavoro proveniente dalla Cina. Ancora tensioni militari fra i due lati dello Stretto.
Taipei (AsiaNews/Agenzie) - Il Parlamento di Taiwan ha approvato ieri uno storico accordo commerciale con la Repubblica Popolare cinese, il più ampio mai concluso fra i due governi: l'intesa è stata approvata con 68 voti favorevoli e nessun contrario, in assenza però dei deputati dell'opposizione.
 
Portato in Aula dai membri del Partito nazionalista, il Kuomintang, e considerato una “creatura” del presidente dell’isola – il nazionalista Ma Ying-jeou – l’Accordo quadro di cooperazione economica ha un valore commerciale di circa 200 miliardi di dollari l’anno. Al momento, il giro d’affari fra i due Paesi si attesta sui 110 miliardi: prodotti commerciali taiwanesi per un valore di 80 miliardi vengono inviati in Cina, che a sua volta manda circa 30 miliardi nell’isola.
 
Secondo i termini del patto, rimane bandita da Taiwan (considerata da Pechino una “provincia ribelle”) la forza lavoro proveniente dalla Cina continentale. Chen Ching-ling, deputato considerato pro-Pechino, dice: “L’Accordo è estremamente importante per Taiwan, perché limita i rischi di essere emarginati dalla bilancia commerciale internazionale”.
 
Tsai Huang-lang, deputato del Partito democratico progressista, la pensa in maniera diversa: “Una volta entrato del tutto in vigore, l’Accordo eliminerà la sovranità nazionale di Taiwan. Questa diventerà uguale a Hong Kong e Macao”. La pensano allo stesso modo i manifestanti che, da ieri, presidiano il Parlamento con cartelli che dicono: “Il governo ci sta vendendo”.
 
Nonostante il riavvicinamento politico ed economico fra i due governi, la Cina sta tuttavia accrescendo il proprio vantaggio militare su Taiwan, secondo un rapporto pubblicato ieri dal Dipartimento della Difesa statunitense. Il Pentagono sottolinea come Pechino “continui senza pause” a rafforzarsi militarmente in previsione di un conflitto con Taipei, considerata dal governo cinese alla stregua di una provincia ribelle.
 
Il testo fotografa la situazione relativa al 2009, prima che gli Stati Uniti inviassero a Taiwan delle batterie di missili antiaerei Patriot ed altro materiale per un valore di 6,4 miliardi di dollari. Oggi Pechino ha risposto al rapporto, definendolo “esagerato” e “una minaccia per la pace” sullo Stretto di Taiwan.
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