23/12/2015, 00.00
CAMBOGIA
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Svay Rieng, scontri fra polizia e operai del tessile in sciopero per il salario minimo

I lavoratori chiedono un aumento, dagli attuali 128 dollari al mese a 148. Otto dollari in più di quanto promesso dal governo. Le forze di sicurezza hanno represso con la forza la manifestazione. Nei giorni scorsi arrestati almeno 60 impiegati. Leader operaio: "Le autorità ostacolano le trattative e usano minacce".

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Ancora scontri fra operai del tessile e forze di sicurezza nella provincia di Svay Rieng, nel sud-est della Cambogia, nei pressi del confine con il Vietnam. I dipendenti sono in sciopero da una settimana, per chiedere un aumento del salario minimo e migliori condizioni di lavoro. Nei giorni scorsi la polizia ha arrestato circa 60 impiegati che avevano incrociato le braccia: gli agenti hanno disperso la folla dei manifestanti utilizzando cannoni ad acqua. Le dimostrazioni di questi giorni confermano una volta di più la fibrillazione che si respira negli ambienti di lavoro in Cambogia e, in particolare, nel settore manifatturiero, già teatro in passato di incidenti e proteste. 

A promuovere la protesta alcuni operai di diverse aziende di Manhattan e Tai Seng, zone economiche speciali della cittadina di Bavet, nella provincia di Svay Rieng; essi chiedevano l’aumento del salario minimo e il rilascio degli operai arrestati nei giorni scorsi. Almeno tre le persone rimaste ferite negli scontri. 

Lo sciopero dei giorni scorsi ha coinvolto circa 8mila lavoratori; la scorsa settimana oltre 30mila operai avevano incrociato le braccia. I manifestanti hanno promosso la protesta per ottenere un aumento e arrivare a 148 dollari al mese come salario minimo, rispetto ai 128 attuali. Otto dollari in più rispetto a quanto promesso lo scorso ottobre dal governo di Phnom Penh. Interpellato da Radio Free Asia (Rfa) uno dei leader dello sciopero accusa le autorità di “ostacolare” piuttosto che “facilitare le trattative”, minacciando i manifestanti e usando la forza per disperdere gli assembramenti. 

L’industria manifatturiera è una delle attività più fiorenti e produttive della Cambogia, con almeno 700mila persone impiegate nel settore e un volume di esportazioni nel 2013 di circa 5,3 miliardi di dollari. Sono almeno 700 le fabbriche sparse sul territorio nazionale, che producono beni per rinomati marchi internazionali quali Gap, Nike e H&M.

Nel gennaio 2014 la polizia e soldati governativi hanno represso con la violenza una serie di proteste promosse dagli operai del settore, per ottenere l'aumento del salario minimo. Almeno cinque le persone uccise. L’anno precedente, invece, nel crollo di una fabbrica sono morti due lavoratori. Il tessile è anche uno dei settori chiave del rilancio dell'economia della Cambogia, che quest'anno secondo le previsioni della Banca mondiale dovrebbe crescere del 7,5%, il dato più elevato di tutta l'Asia dell’est.

Il problema della sicurezza negli ambienti di lavoro è peraltro comune a molti Paesi asiatici. Nell’aprile del 2013 ha destato profondo scalpore e commozione la tragedia che ha colpito il Rana Plaza in Bangladesh, un edificio al cui interno erano ospitate ben cinque aziende tessili. Nel crollo sono morte oltre un migliaio di persone. 

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