Susilo in testa: nuova stagione per l'Indonesia?
Opinioni contrastanti fra i cattolici
Jakarta (AsiaNews) Con il 26% dei voti scrutinati, Susilo Bambang Yudhoyono (detto anche "SYB") sta conducendo lo spoglio con il 59,5% dei consensi, contro il 40,5% della presidente Megawati Sukarnoputri. Osservatori internazionali dichiarano che il voto si è svolto "senza problemi". Il recente attentato contro l'ambasciata australiana del 9 settembre aveva fatto temere l'azione della Jemaah Islamiah (JI), il gruppo terroristico affiliato ad Al Qaeda.
Susilo ha definito "promettenti" i primi risultati e ha ringraziato il presidente Megawati per aver fatto svolgere le elezioni "in modo pacifico e democratico". Susilo ha poi chiesto a tutte le personalità politiche di continuare le riforme "per sviluppare la democrazia in Indonesia". Varie personalità indonesiane, note per la loro azione in favore dei diritti umani, si sono congratulati con Susilo: l'ex presidente Abdurrahman Wahid e l'attivista Marsillam Simandjutak hanno incontrato SYB per manifestargli la loro soddisfazione per i primi risultati.
Anche la potente comunità cinese ha giudicato la scelta di Susilo, attraverso un suo esponente, come "la scelta migliore". "Il governo di Megawati è stata una battuta d'arresto nella lotta contro la corruzione" ha affermato Lin Chen Wei, analista finanziario di origine cinese. La gente era rimasta contrariata dalla decisione di Megawati di non procedere contro i magnati cinesi che avevano rubato milioni di rupie: la presidente non si era neppure data da fare per il rientro dei capitali fuoriusciti all'estero in modo illegale.
La vittoria di Susilo era stata prevista dagli ultimi sondaggi, che lo davano vincitore con il 52% delle preferenze. Analisti sostengono che la sua immagine di ex militare, mai accusato di corruzione, con una formazione di stampo occidentale, è risultata molto convincente per le due questioni maggiori del Paese: la lotta al terrorismo e lo sradicamento della corruzione.
Megawati, invece, dopo essersi presentata alle scorse elezioni del 2001 come "la madre degli indonesiani", non è stata capace di trasformare la crescita economica nazionale in benessere diffuso: da paladina dei poveri si è ben presto riciclata in amica dei potentati economici e militari. Anche la vicenda di suo marito nominatosi capo della delegazione per trattare il commercio di gas con la Cina ha dato una spallata decisiva all'immagine di una Megawati battagliera contro la corruzione.
L'affermazione di Susilo rende inquieta la comunità cattolica sul suo conto, visto l'appoggio che Susilo ha ricevuto da partiti musulmani come il National Mandate Party e il Crescent Party. Esponenti di primo piano di queste formazioni, infatti, si battono per il rafforzamento della legge islamica nella società. Budi Handoyo, cattolico della parrocchia di Santa Bernadette a Cileduk dice ad AsiaNews: "Sono un po' in ansia. SYB è stata la scelta giusta per noi, visto l'appoggio dei partiti islamici?". Ad ogni modo, secondo p. Franz Magnis-Suseno, gesuita, professore al Driyarkara Philosohical Institute, "la gente ha scelto Susilo per il programma più esplicito nella lotta contro la corruzione. Gli elettori scelgono la proposta migliore e Susilo sembra esserlo, almeno riguardo il programma".
Su Susilo restano giudizi in chiaroscuro legati alle sue scelte di comodo e ai suoi silenzi.
Nel 2000, con presidente Wahid , egli era diventato ministro per la sicurezza. Quando Wahid - per fermare l'impeachment nei suoi confronti - gli aveva chiesto di proclamare lo stato di emergenza, Susilo si era rifiutato, abbandonando in seguito il governo. La stessa cosa ha fatto nel marzo 2004: nominato ancora ministro per la sicurezza da Megawati, dopo forti contrasti con lei e con il marito, sospettato di corruzione si è dimesso ed è uscito dal governo. Susilo - secondo analisti locali - si è così presentato in entrambi i casi come una vittima delle macchinazioni dei presidenti.
La sua carriera militare presenta lacune di responsabilità: nel '99 era capo degli affari territoriali, con responsabilità per Timor Est, proprio nel periodo del referendum di indipendenza e dei massacri operati dall'esercito indonesiano. Wiranto, al tempo capo delle Forze armate, è accusato di crimini di guerra. Si pensa che Susilo, perlomeno, abbia taciuto su quanto stava succedendo a Timor Est. Ma sul suo conto non si è levata nessuna accusa. (MH)
07/07/2004