Sumatra, proteste islamiche contro una cappella cattolica
di Mathias Hariyadi
A pochi giorni dall’apertura, la comunità musulmana di Pangkalan Kerinci ha lanciato una raccolta firme contro l’edificio. L’inizio dei lavoro risale al 2002 e solo negli ultimi giorni è montata la protesta. Migliaia di fedeli chiedevano un luogo dove riunirsi e pregare.
Jakarta (AsiaNews) – Una raccolta firme contro l’apertura di una cappella, un movimento di protesta che ha investito anche il Forum per il dialogo interreligioso locale e un’ingiunzione del Capo del distretto che imponeva lo spostamento dell’edificio. Tuttavia, la tenacia di migliaia di cattolici a Pangkalan Kerinci, nel distretto di Pelalawan, isola di Sumatra, ha vinto le resistenze dei musulmani e l’inaugurazione del luogo di culto si è svolta senza incidenti.
Il 18 ottobre scorso mons. Martinus Situmorang, vescovo di Padang, ha presieduto l’apertura ufficiale della Sala di preghiera parrocchiale del Sacro Cuore a Pangkalan. Durante la cerimonia il prelato ha invitato i cattolici a mantenere una fede salda ed essere pazienti, sottolineando che “l’opera misericordiosa di Dio alla fine vince sempre”.
Mons. Situmorang ha celebrato una messa in un campo da calcio adiacente alla cappella, per il timore che le proteste dei giorni precedenti potessero sfociare in episodi di violenza. Alla funzione – presenti almeno 2500 fedeli della zona – ha partecipato anche padre Sapto Nugroho, Superiore provinciale dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù, che ha anticipato la “nomina di 100 cattolici locali” voluta dal vescovo, ai quali è affidato il compito di “realizzare una nuova chiesa parrocchiale”.
L’idea di aprire una sala di preghiera nasce nel 2002, quando tre sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù – p. Titus Purbasaputra, p. Eko e fratel Johannes – vengono inviati a Pangkalan Kerinci, nella provincia di Riau (isola di Sumatra) per la cura dei fedeli locali. La zona è oggi famosa per i giacimenti di olio e di gas, al tempo ancora sconosciuti. La Chiesa ha affidato loro il compito di edificare un luogo di culto, che non fosse una chiesa vera e propria per non scatenare le proteste della comunità musulmana. Il termine di “Sala di preghiera”, infatti, ha un’accezione più “neutra” agli occhi degli islamici e dei leader religiosi locali.
I lavori di costruzione sono iniziati nel 2002; dai musulmani nessun segnale di protesta o insofferenza. P. Titus spiega che dopo sette anni di presenza nel capoluogo del distretto di Pelalawan, il numero dei fedeli ha toccato quota 4.500, appartenenti a circa 1.300 famiglie. Il problema, chiarisce il sacerdote, è che “si sono sparpagliati in quattro diversi distretti. Ciascun distretto può essere distante fino a 100 km”. Per questo si era pensato di edificare la Sala di preghiera parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
A pochi giorni dall’inaugurazione si è diffusa la voce che i cristiani volevano costruire una chiesa. Da qui è partita una massiccia campagna di protesta dei musulmani della zona, che ha dato vita a una campagna di raccolta firme e alla diffusione di manifesti con slogan dal contenuto provocatorio.
I leader islamici locali, dopo aver raccolto più di 243 firme, si sono appellati al Forum per il dialogo interreligioso (Fkub), chiedendo la “demolizione” dell’edificio. Infine un incontro, al quale ha partecipato il Capo del distretto di Pelalawan, che ha ordinato lo spostamento. Nonostante le pressioni e le minacce, il vescovo ha potuto inaugurare l’edificio; con il taglio del nastro, anche i cattolici di Pangkalan Kerinci hanno un luogo per riunirsi e pregare.
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