Sumatra, l’annuncio del Vangelo vince fatica e minacce degli estremisti
di Mathias Hariyadi
P. Dani segue le comunità cattoliche sparse nelle aree remote della provincia di West Sumatra. I fedeli nel mirino della comunità musulmana, protagonista di violenti attacchi e del rogo di una casa di preghiera. A Natale e Pasqua le famiglie cristiane camminano ore per partecipare alla messa. Il sacerdote: “non abbiamo perduto la pazienza e il desiderio di pregare”.
Jakarta (AsiaNews) – Annunciare il Vangelo e celebrare i sacramenti nelle aree più remote dell’Indonesia, vincendo la fatica causata da lunghe ore di marcia e il timore di attacchi degli estremisti islamici. È la missione raccontata ad AsiaNews da p. Dani – lo identificheremo attraverso un soprannome – che segue le comunità più sperdute a Indrapura, nella cosa meridionale della provincia di West Sumatra. In occasione delle principale festività cristiane, fra cui Natale e Pasqua, i fedeli si riuniscono a Padang per seguire le funzioni dopo aver camminato per mezza giornata: “Nonostante tutte le difficoltà che dobbiamo affrontare – sottolinea il sacerdote – non abbiamo perduto la pazienza e il desiderio di pregare il Signore”.
L’arcipelago indonesiano si estende dalla provincia occidentale di Aceh, fino ai territori orientali di Papua. Fin dal 1945, anno dell’indipendenza, ha registrato notevoli sproporzioni nei livelli di sviluppo, in particolare per strade, infrastrutture e telecomunicazioni. Durante il regime del dittatore Suharto – al potere dal 1967 al 1998 – il Paese ha conosciuto, fra le maglie del regime, un primo sviluppo economico, una relativa armonia interconfessionale e una maggiore libertà religiosa, fra cui la tutela delle minoranze. La morte del dittatore Suharto e la caduta del regime hanno avviato un processo di democratizzazione del Paese; tuttavia, essa ha permesso alla frangia estremista islamica di assumere maggior potere e avviare sistematiche persecuzioni verso i non musulmani.
Il sacerdote opera a Indrapura, nelle parrocchie sparse sulla costa meridionale della provincia di West Sumatra, sotto la giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Padang. Da tempo i musulmani e le autorità locali si oppongono alle funzioni cristiane – tra cui l’Eucaristia – perché sarebbero causa di dissapori e malumori nella comunità islamica, poi sfociati in attacchi veri e propri contro obiettivi cristiani. “Tempo fa – racconta p. Dani – una cappella per le funzioni, usata dai cattolici come chiesa non permanente, è stata bruciata da centinaia di musulmani inferociti. Cantando ‘Allah Akbar’, i criminali hanno cosparso l’edificio di kerosene; la struttura, in legno, è crollata e non è rimasto nulla”. Da quel giorno è partita una caccia all’uomo contro i cattolici, che non hanno più potuto celebrare in pubblico. “Abbiamo professato la fede in modo più discreto – aggiunge – celebrando in una casa privata. Tuttavia, dal 2006 un ordine del capo del villaggio ha proibito anche questa opzione”.
Indrapura è diventata un centro di incontro per numerose famiglie cristiane, che percorrono anche ore di cammino nella foresta pur di partecipare alle celebrazioni liturgiche. All’inizio erano 12 le famiglie presenti alla messa, ora “il numero supera le 50” spiega il sacerdote. Nonostante l’opposizione manifestata dai musulmani dell’area e dal capo villaggio, p. Dani non intende interrompere i riti e le lezioni di religione, una materia obbligatoria nel curriculum scolastico, che gli istituti statali non offrono perché manca un professore cristiano. “Quando celebro un rito – sottolinea p. Dani – leggo i testi a bassa voce. Non possiamo nemmeno cantare” nel timore di attirare l’attenzione dei musulmani. A Natale e Pasqua i fedeli devono intraprendere viaggi di ore per raggiungere Padang, capoluogo di provincia, e partecipare alla messa. “Nonostante tutte le difficoltà che dobbiamo affrontare – sottolinea il sacerdote – non abbiamo perduto la pazienza e il desiderio di pregare il Signore”. E la gioia più grande, conclude, è celebrare l’Eucaristia con le comunità cristiane nelle aree più remote e sperdute di West Sumatra.
La comunità cattolica e cristiana dell’area è costituita in maggioranza da non nativi, appartenenti all’etnia Batak o migranti giavanesi provenienti dall’isola di Java. I nativi, invece, sono di religione musulmana.
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