Studioso islamico: la Lettera dei 138 chiede anche ai musulmani di riflettere sulla fede
Ali Aiyub, musulmano, direttore del Silsilah Dialogue Institute sostiene che il documento rappresenta una pietra miliare nella storia dell’Islam nel mondo moderno, paragonabile al Vaticano II, in quanto spinge a coinvolgere i maomettani nel dialogo nell’attuale, caotico mondo.
Zamboanga (AsiaNews) - E’ “indirettamente indirizzata ai musulmani” la Lettera aperta che i 138 studiosi islamici hanno scritto al Papa ed agli altri leader cristiani: chiede di “ripensare e rieducare noi stessi a proposito della nostra fede”. Lo scrive in una “riflessione” inviata ad AsiaNews Ali Aiyub, musulmano, direttore del Silsilah Dialogue Institute, del quale è presidente p. Sebastiano D'Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime).
“Per me, in quanto musulmano – scrive tra l’altro Aiyub - la Lettera aperta rappresenta una pietra miliare nella storia dell’Islam nel mondo moderno. La paragono al Vaticano II, una rivoluzione nell’insegnamento della Chiesa cattolica per rispondere ai segni del tempo. La Lettera aperta serve come base per sentire il nostro dialogo interreligioso locale come un cammino per la pace”.
Il documento “è un segno di speranza ed una ispirazione a coinvolgere me stesso, come musulmano, a servizio del dialogo nel caotico mondo di oggi, nel quale la religione, come fa da tempo immemorabile, mal adoperata per rendere legali motivi egoistici”.
“La lettera chiama i credenti a riaccendere e rivivere le nostre strade, i nostri rispettivi sistemi di fede, come base per una convergenza di fronte alle sfide, ai conflitti mondiali nelle loro diverse manifestazioni, divisione nord-sud e distruzione della madre terra dovuta ad una visione che guarda alla natura come qualcosa che va conquistato e sfruttato non solo per le necessità dell’uomo, ma per soddisfarne la cupidigia”.
“Purtroppo tra noi ci sono persone che cercando disperatamente il paradiso gettano il mondo nell’inferno, per parafrasare il noto studioso musulmano contemporaneo Ziauddin Sardar”.
“Quando io rivolgo a qualcuno l’augurio islamico ‘Assalamu alaykum’, la pace sia su di te, ciò significa che la persona è sicura delle mie intenzioni, le mie parole e le mie azioni. Io voglio veramente dire che noi amiamo Dio e il nostro prossimo! E di qui possiamo andare ad un più profondo livello di rapporti non solo di colloqui e parole, ma concretamente manifestato nel nostro aiutarci a cuore aperto per interiorizzare che il tuo sangue è il mio sangue, la tua carne la mia carne, la tua casa la mia casa, il tuo posto il mio posto, il tuo pianto il mio pianto, il tuo riso il mio riso e così nei confronti di tutti gli abitanti di questo bel pianeta”.
FOTO: Padre D’Ambra e il gruppo musulmano discutono della Lettera aperta
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