09/01/2008, 00.00
TURCHIA
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Stava per uccidere un pastore protestante a Samsun: fermato e rilasciato

di Mavi Zambak
Il responsabile è l’ennesimo minorenne coinvolto in gesti contro esponenti della minoranza cristiana: dice di non far parte di organizzazioni terroristiche. Ma il suo gesto rientra in una serie di azioni, anche pubbliche, contro la minoranza cristiana.
Ankara (AsiaNews) - E’ stata l’agenzia turca online Gazeteport a riportare la notizia: “all’ultimo momento è stato sventato un nuovo assassinio contro un pastore protestante in Turchia”. Teatro del possibile gesto: la chiesa protestante “Agape” di Samsun (città turca sul Mar Nero) già nel passato bersaglio di diversi atti di violenza.
 
L’attentato contro il pastore di nazionalità turca Orhan Pıçakçılar guarda caso era stato preparato dall’“ennesimo” diciassette, che è stato arrestato in tempo dalla polizia grazie a intercettazioni telefoniche. Il ragazzo, che in precedenza aveva telefonicamente minacciato di morte il pastore, sempre al telefono si era vantato con i suoi due fratelli consigliando loro di guardare la televisione il giorno dopo: “Domani mi vedrete in TV, compirò un assassinio a Samsun”. Il minorenne, che in una foto pubblicata dalla stessa agenzia Gazeteport si presenta provocatoriamente con camicia nera, occhiali da sole “ray ban” e capelli ben curati con gel, alla polizia – che lo ha catturato presso la città di Ordu, ai confini nord con la Georgia, in possesso di una pistola, - ha dichiarato di voler semplicemente spaventare il prete, dicendo di non appartenere a nessuna organizzazione terroristica. Così è stato immediatamente rilasciato, proibendogli semplicemente di recarsi all’estero. Il solito “squilibrato” desideroso di protagonismo?!
 
Episodi come questi ormai in Turchia sono sempre più all’ordine del giorno e queste notizie sembrano far sempre meno audience e destare poco scalpore.
 
Il 31 dicembre 2007 scorso, un ragazzo di 22 anni, Murat T., ha ricevuto dei soldi e la mappa della chiesa protestante di San Paolo ad Antalya per darle fuoco con il suo pastore Ramazan Arkan. Anche in questo caso la stampa turca elogiò l’intervento della polizia che avrebbe sventato l’attentato, grazie ad intercettazioni telefoniche e precedenti del ragazzo. Anche in questo caso si trattava di un pastore protestante di nazionalità turca. Anche in questo caso il ragazzo è stato rilasciato e semplicemente spedito a fare il militare, cosa che stava cercando proprio di evitare.
 
E il giovane che ha tentato di accoltellare il cappuccino italiano p. Adriano Franchini il 16 dicembre dove è finito? Tutto si è chiuso senza una seria riflessione su questo fenomeno di “bullismo giovanile” dalle tragiche conseguenze e con bersagli mirati: i preti cristiani.
 
Cosa pretendere da una politica turca “schizofrenica” nei confronti del cristianesimo?
 
A fine dicembre, la stampa turca raccontando l’incendio di più di una decina di chiese in India da parte di induisti così giustificava: “i cristiani sono colpevoli di azione missionaria”. Insomma tutto lasciava pensare non essere altro che un messaggio subliminare per dare fuoco anche le chiese di Turchia, dove il fatto stesso di esservi delle chiese è concepito come un proselitismo missionario (peccato che si dimentichino che, a parte per alcuni edifici protestanti, le chiese in Turchia c’erano prima dello Stato turco).
 
Ma ormai non ci si ferma più a messaggi subliminali.
 
Nel novembre scorso le guardie forestali turche hanno distrutto una storica cappella ortodossa a Halki, vicino Istanbul.
 
E ormai da mesi su YouTube, gira uno dei tanti episodi del già condannato serial televisivo “La Valle dei Lupi”, in cui si mostra con orgoglio un ragazzo di schiena che entra in una libreria cristiana e al commesso, o proprietario che sia, che gli si avvicina con garbo offrendogli una monetina – scambiandolo molto probabilmente per un ragazzino che vuole un po’ di elemosina - spara un colpo di pistola freddandolo all’istante e lasciandolo steso al suolo, nell’indifferenza di tutti. Il filmato prosegue vantando la scoperta di una tipografia che stampa vangeli, con la copertina identica a quelli che si trovano comunemente in qualunque chiesa in Turchia, a disposizione dei fedeli.
 
Pare ormai che in Turchia sia il cristiano stesso ad essere identificato come missionario, e che il cristianesimo venga concepito sempre più come un elemento estraneo alla cultura turca e necessariamente quindi come un elemento da eliminare perché minacciante l’unità stessa del Paese: nonostante il fatto che i cristiani in Turchia non siano nemmeno l’0,2% la fobia contro di loro come elemento destabilizzante la società turca musulmana ha raggiunto da tempo i limiti della vera e propria paranoia.
 
Ad essere cristiani in Turchia, dunque, da tempo si corre qualche pericolo di vita. Non solo, ma si può anche esserne espulsi solo per non essere musulmani. L’ultimo a farne le spese, a fine anno 2007 è stato un americano: Robert Johnson. Egli era riuscito in una Via crucis estenuante a rimanere nel Paese 11 anni, ma non è riuscito ad arrivare alla dodicesima stazione. Johnson aprì uno studio di traduzioni con un amico, ma al suo socio fin da subito il governo turco non accordò il permesso di soggiorno. A lui fu dato solo per un anno, così da mettere in seria difficoltà l’avvenire della sua ditta. 11 anni così di tira e molla: per 2 volte gli fu rifiutata la richiesta di cittadinanza. Johnson era protestante e l’unica “diceria” che corre sul suo conto è che sia un missionario, ma le autorità turche si rifiutano di dire il motivo dell’espulsione: solo gli è stata consegnata una lettera in cui gli si comunica “di andarsene entro questo mese” con moglie e quattro figli.
 
Ovviamente questa espulsione sarà definitiva: nessuna possibilità di rientro in Turchia. Ma non è un paradosso tutto questo in un Paese come la Turchia che ha milioni di suoi cittadini all’estero? Perché una così grande paura persino da parte del governo per la presenza di elementi di fede diversa da quella, se pur non ufficiale, ma di Stato, l’Islam? Se era noto che un turco non può essere cristiano, a meno di essere considerato un “traditor di patria” - sebbene nella Costituzione della Repubblica turca le conversioni sono contemplate e ammesse dopo i diciotto anni di età - sembra che oggi in Turchia non si possa più neppure vivere da cristiani. Un processo di distruzione lento ed insidioso. E’ questa la laicità, la democrazia, la tutela delle minoranze etniche e religiose di cui si vanta questo governo?
 
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