Stato di emergenza in Pakistan: le reazioni all'interno e all'estero
Shahbaz Bhatti, presidente dell’All Pakistan Minorities Alliance, accusa Musharraf di voler abolire i diritti umani nel Paese; Benazir Bhutto preoccupata per gli sviluppi; gli Usa minacciano la fine degli aiuti umanitari. Intanto continuano gli arresti fra gli avvocati e gli attivisti per i diritti umani.
Lahore (AsiaNews) – La dichiarazione dello stato di emergenza e la sospensione della Costituzione “fanno parte di una cospirazione, che cerca di rimandare le prossime elezioni parlamentari e prolungare così il potere dittatoriale di Musharraf”. E’ quanto dichiara ad AsiaNews Shahbaz Bhatti, presidente dell’All Pakistan Minorities Alliance, sull’attuale situazione politica del Paese.
Secondo l’attivista per i diritti umani, “l’emergenza non farà altro che danneggiare il processo di riconciliazione nazionale, distruggendo allo stesso tempo quel ritorno alla democrazia che è l’unica garanzia per i diritti umani. D’altra parte, con l’ordine costituzionale provvisorio emanato da Musharraf lo scorso 3 novembre, questi sono già stati sospesi”.
Grazie a questa ordinanza, il presidente ottiene la possibilità di emendare la Costituzione e scardinare i ruoli chiave del potere. In quest’ottica, Musharraf ha già sospeso il presidente della Corte Suprema, ma ha lasciato intatto il potere del Senato e delle Assemblee provinciali.
Secondo Benazir Bhutto, presidente del Partito popolare e candidata alle prossime elezioni parlamentari per il ruolo di primo ministro, la situazione attuale rappresenta “uno sviluppo pericoloso per il Paese”. Inoltre, sempre secondo la Bhutto, “non vi sono i presupposti per dichiarare lo stato di emergenza. Va restaurata immediatamente la Costituzione”.
Anche gli Stati Uniti hanno espresso le stesse preoccupazioni dell’ala moderata pakistana. Secondo il Segretario di Stato Condoleezza Rice “sono già stati sospesi i colloqui bilaterali militari annuali. Inoltre, è possibile da parte nostra una revisione alla politica degli aiuti al Pakistan”. Dal 2001 ad oggi, grazie a questa politica, sono già affluiti nelle casse di Islamabad 12 miliardi di dollari.
Nel frattempo, non si fermano gli arresti contro gli oppositori del presidente. La polizia ha fermato il presidente della Corte suprema di Appello, Aitzaz Ahsan, il presidente dell’Associazione dell’Alta Corte di Lahore, Ahsan Bhoon e la presidente della Commissione pakistana per i diritti umani, Asma Jehangir. Centinaia gli arresti di avvocati, deputati ed attivisti per i diritti umani. (QF)
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