Sri Lanka: una guerra non dichiarata, economia e turismo al collasso
di Melani Manel Perera
Il vescovo ausiliare di Colombo traccia le dure ripercussioni economiche dell’escalation del conflitto civile sull’industria del turismo, gli scambi commerciali e la vita quotidiana della popolazione: “Senza pace ci avviciniamo alla catastrofe”.
Colombo (AsiaNews) – La guerra non dichiarata in atto in Sri Lanka sta portando il Paese sull’orlo della crisi economica: coprifuoco notturno per gli aeroporti e allarmi per la sicurezza lanciati da governi stranieri ai connazionali che viaggiano nell’ex Ceylon - tolta dalle destinazioni di alcune compagnie aeree - hanno comportato un drastico calo del turismo, mentre l’aumento della spesa militare e quello dell’inflazione mettono a dura prova i conti pubblici e le tasche dei cittadini. Il vescovo ausiliare di Colombo, mons. Marius Peiris, traccia la sua analisi sulle ripercussioni economiche del conflitto etnico che da oltre 20 anni attraversa l’isola e lancia un appello affinché Colombo e ribelli tamil tornino al tavolo dei negoziati abbandonando la violenza.
La crisi del turismo
“Il conflitto etnico tamil-singalesi - spiega il presule ad AsiaNews - ha assunto ormai il carattere di una guerra non dichiarata, che nel corso degli anni ha colpito fortemente la nostra economia. Questa nuova fase in cui l’esercito delle Tigri per la Liberazione del Tamil Eelam (Ltte) utilizza mezzi aerei contro obiettivi mirati nella capitale e dintorni – una base militare limitrofa all’aeroporto internazionale di Colombo, depositi di carburante dell’aviazione militare a Kolonnawa e Muthurajawela – preoccupa ancora di più”.
Per far fronte alla nuova minaccia dal cielo, il governo ha adottato nuove misure di sicurezza: prima tra tutte, ha imposto un coprifuoco notturno all’aeroporto internazionale Katunayake della capitale dalle 22.30 alle 4.30 del mattino a partire dall’8 maggio fino al 9 agosto. Le autorità aeroportuali hanno avvertito le compagnie di volo di cambiare le loro tabelle per adattarsi alla disposizione. “La maggior parte dei voli internazionali sullo Sri Lanka - nota mons. Peiris – operano la notte, così il coprifuoco avrà dure ripercussioni su tutta l’industria del turismo, su cui si basa una fetta importante dell’economia nazionale”. Al quadro va aggiunta la decisione di due importanti compagnie come la Cathay Pacific e l’ Emirates che da fine aprile hanno interrotto il servizio causa rischi troppo elevati. A scoraggiare il turismo arrivano poi gli allarmi di diversi governi stranieri come Australia e Inghilterra che hanno sconsigliato di recarsi in Sri Lanka per l’aumento di rapimenti e attentati anche in zone al di fuori di territori di guerra nel nord-est.
Secondo un rapporto pubblicato dall’Hindustan Times, il flusso dei turisti dopo gli attacchi aerei di aprile delle Tigri è sceso del 36% rispetto allo stesso periodo del 2006. Fonti nell’aeroporto di Colombo parlano di 500mila arrivi l’anno scorso e di entrate per l’industria del turismo pari a 410 milioni di dollari. Colombo è infatti uno degli snodi principali del sud asiatico con 4 milioni di persone che ogni anno fanno scalo al Katunayake.
Import export a rischio
“La chiusura notturna dell’aeroporto della capitale comporta anche perdite nel settore commerciale - avverte il vescovo - sarà infatti difficile assicurare il regolare flusso import export di merci, con ripercussioni sulle entrate e le spese da saldare”. La mancanza di un equilibrio negli scambi commerciali porterà – secondo mons. Peiris – alla svalutazione della moneta locale, già deprezzata rispetto al dollaro, sterlina, euro e yen. Un serio squilibrio nel traffico commerciale si ripercuoterà anche sui salari”.
Spese militari e inflazione
Queste nuove difficoltà economiche arrivano mentre il Paese affronta un’inflazione del 17% e il governo aumenta le spese militari per contrastare i raid aerei delle Tigri. Colombo si starebbe dotando di nuovi caccia e sistemi di contraerea acquistandoli dalla Russia. Il bilancio della Difesa per il 2007 è aumentato del 28%, raggiungendo1,25 miliardi di dollari.
Il presule sottolinea come tutto questo ha effetti preoccupanti sulla vita quotidiana della popolazione: “Si sta verificando un’impennata del costo dei beni di prima necessità, come pane e vegetali, e vi è una grande carenza nelle forniture di gas”. “Con la pace ormai sempre più lontana – conclude mons. Peiris – siamo sull’orlo della catastrofe; l’unica speranza per lo Sri Lanka è promuovere l’integrazione nazionale tra le diverse etnie, culture e religioni attraverso il dialogo, tornando al negoziato tra governo e ribelli e abbandonando la guerra”.
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