Sri Lanka: un popolo in ginocchio invita la Chiesa ad attuare vere riforme sociali
“La Chiesa deve prendere per mano gli altri”, ha dichiarato mons. Kumara Illangasinghe, vescovo emerito anglicano. “Se davvero vogliamo cambiare la situazione – ha continuato – dobbiamo diventare attori principali di questo cambiamento tanto atteso. La Chiesa e cristiani sono pronti a sacrificare la loro identità per pensare alle riforme sociali?”.
Per il rev. Muthiah Selvarajah, metodista, la Chiesa dovrebbe fare da mediatore per proteggere i diritti delle persone, più che promuovere la carità: “Prima della guerra, si chiedeva a qualcuno ‘da dove vieni?’ con il massimo rispetto e con spirito di fratellanza; oggi, lo si chiede per sapere se quella persona è pericolosa o no… Dunque non possiamo credere a chi sostiene che in Sri Lanka non c’è un problema etnico”. E aggiunge che al momento l’agenda di governo non prevede alcuna soluzione politica. “Per questo – dice – tutte le confessioni cristiane devono agire come una sola famiglia”.
Secondo il gesuita fr. Lasantha de Abrew la Chiesa deve collaborare in maniera attiva con la gente ed essere dalla parte delle vittime. “Siamo tutti cristiani – afferma – e le persone non dovrebbero sentirsi tamil o singalesi”.
Anche Shanta Fernando, segretario esecutivo della Commissione giustizia e pace del National Christian Council (Ncc), è intervenuto al dibattito, affermando che nella Bibbia si possono trovare consigli su come attuare una vera riforma sociale. “Gesù ci dice ‘ama il prossimo tuo come te stesso’: cos’altro serve alla Chiesa per prepararsi ad affrontare certe difficoltà, se segue i passi di Cristo?”.
28/07/2020 12:55