Sri Lanka: polizia violenta. Ucciso per strada un tamil malato di mente
di Melani Manel Perera
Manifestazione a Colombo per l’escalation di violenze degli agenti di sicurezza. Nel solo 2009 sono 23 le persone morte mentre erano sotto la custodia della polizia. P. Iddamalgoda: “Chi non obbedisce immediatamente ai comandi dei poliziotti è guardato con sospetto, come un potenziale nemico”. Colpa del clima di guerra perenne, “per gli agenti è ormai naturale l’istinto di uccidere”.
Colombo (AsiaNews) - Centinaia di persone hanno manifestato ieri contro soprusi e violenze della polizia, che il 29 ottobre scorso a Bambalapitiya ha ucciso un giovane tamil malato di mente.
Attivisti per i diritti umani, religiosi cattolici e anglicani, politici e gente comune sono scesi in strada, davanti alla stazione centrale di Colombo (foto), esponendo cartelli in inglese, singalese e tamil contro “gli assassini in uniforme kaki”. La vittima è il 26enne tamil Balavarnan Sivakumar. Il giovane, malato di mente, è stato sorpreso in chiaro stato confusionale mentre lanciava sassi contro alcune macchine di passaggio. Gli agenti, dopo aver discusso con lui, lo hanno preso a bastonate e quindi buttato in acqua dove è affogato. All’episodio, avvenuto in pieno giorno, hanno assistito diversi testimoni oculari. Il canale tv TNL network ha trasmesso un servizio con le immagini dell’aggressione al giovane, diffuso in tutto il Paese.
Il reverendo Duleep de Chickera, vescovo anglicano di Colombo, chiede indagini e giustizia rapida sull’uccisione del 26enne tamil. Il vescovo teme che la montante “mancanza di fiducia nelle forze di sicurezza” degeneri “in uno stato di illegalità diffuso in tutto il Paese”.
P. Sarath Iddamalgoda, sacerdote cattolico impegnato nella difesa dei diritti umani, afferma che l’aggressione avvenuta a Bambalapitiya è solo l’ennesimo di una lunga serie di violenze gratuite della polizia. L’uccisione di Balavarnan Sivakumar segue quella di due giovani avvenuta di recente ad Angulana e si aggiunge alle 23 persone morte quest’anno mentre erano sotto la custodia della polizia.
Anche il sacerdote teme una deriva di violenze da parte degli agenti, abituati al clima di continua allerta durante la guerra apena conclusa contro le Tigri tamil. P. Iddamalgoda dice ad AsiaNews che “oggi, chi non obbedisce subito ai comandi dei poliziotti è guardato con sospetto, come un potenziale nemico”. E aggiunge: “Per gli agenti è ormai naturale l’istinto di uccidere queste persone”.
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