Sri Lanka: nessuna tregua. E la guerra arriva al consiglio di sicurezza dell’Onu
Colombo (AsiaNews) - “Nonostante le pressioni espresse in vario modo dalla comunità internazionale il governo non fermerà la guerra contro le Tigri fino a che non saranno sbaragliate”. La dichiarazione del primo ministro dello Sri Lanka, Ratnasiri Wickremanayake, conferma la linea dura del governo di Colombo che il 22 febbraio aveva respinto la proposta di tregua del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte).
Intanto gli scontri nel Vanni proseguono e secondo il Ministero della difesa l’area sotto il controllo dei ribelli è ora ridotta a 58 chilometri quadrati. La guerriglia nell’area attorno alla città di Puthukudiirippu ha causato ancora vittime tra i civili e il Nacional Peace Council (Npc) è tornato a chiedere di nuovo alle due parti in conflitto ad aprire un negoziato che permetta di evacuare i civili dalla zona di guerra e di trovare una soluzione politica. “Una pace duratura chiede la cooperazione di tutti i soggetti coinvolti - afferma l’Npc - lavorando insieme per un futuro migliore”.
Dopo l’attacco aereo sferrato dal Ltte su Colombo nella notte del 20 febbraio, le zone della capitale colpite dall’abbattimento dei due velivoli Zlin-143 stanno tornando alla normalità. Lakshman Yapa, ministro delle comunicazioni del governo Rajapksa, ha tuttavia dichiarato alla stampa che è necessario restare vigili non escludendo altri possibili attentati ribelli nel sud del Paese.
Intanto il conflitto arriva al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Secondo indiscrezioni riportate da alcuni quotidiani di Colombo, la seduta odierna dell’organismo Onu ha in programma di affrontare la guerra nella sezione mattutina dedicata all’esame di vari temi non specificati però nell’ordine del giorno ufficiale.
La notizia arriva quasi inaspettata dopo che il 23 febbraio John Holmes, portavoce Onu per gli interventi umanitari, aveva affermato che “non c’erano richieste per un briefing del Consiglio [dedicato allo Sri Lanka]”, dichiarazione che aveva trovato conferma nel presidente dell’organismo Onu, Yukio Takaso, il quale aveva confermato la mancanza di “una forte richiesta”.