09/07/2011, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka: musulmani, singalesi e tamil insieme per Rizana Nafeek

di Melani Manel Perera
La cameriera singalese è condannata a morte a Riyadh per il presunto omicidio di un neonato, avvenuto nel 2005. La protesta davanti all’ambasciata dell’Arabia Saudita. Attivisti: è stato solo un incidente, entrambi i Paesi sono responsabili.
Colombo (AsiaNews) – Oltre 500 musulmani, singalesi e tamil hanno manifestato ieri di fronte all’ambasciata dell’Arabia Saudita a Colombo, per chiedere il rilascio immediato di Rizana Nafeek, la cameriera musulmana condannata a morte a Riyadh per il presunto omicidio di un neonato. La Muslim’s Right Organization (Mro) e diverse organizzazioni della società civile hanno organizzato la dimostrazione, nel famoso Lipton Circus. In Sri Lanka la preoccupazione per il caso di Rizana è cresciuta in seguito all’esecuzione di una donna indonesiana, sempre in Arabia Saudita, per un caso di omicidio (cfr. AsiaNews, “Indonesiana decapitata in Arabia Saudita. Jakarta minaccia di bloccare il flusso dei migranti”).

Per Mujiboo Rahumaan, presidente della Mro, il governo saudita non può condannare a morte Rizana perché si è trattato di un incidente: “Lei era stata assunta come cameriera: se ai genitori del piccolo occorreva una baby sitter, avrebbero dovuto assumerne una qualificata”. Rizana, all’epoca dei fatti, era minorenne.

“Non ho paura a dire che entrambi i Paesi sono responsabili di questa situazione – ha affermato Nimalka Fernando, attivista cattolica per i diritti umani e avvocato – e come madre mi sento molto vicina al dolore della sua famiglia”.

Dilan Perera, ministro del Lavoro estero, ha dichiarato che il governo srilankese è pronto a pagare un risarcimento in cambio del rilascio della ragazza. “Un genitore del bambino ha perdonato Rizana – ha continuato – ma non è abbastanza. Questo incidente deve essere trattato con cautela e non va usato per scopi politici”.

Rizana Nafeek è rinchiusa in una prigione saudita dal 2005. La giovane musulmana, originaria di una famiglia molto povera del villaggio di Mutur (distretto orientale di Trincomalee), era arrivata in Arabia Saudita a soli 17 anni – con passaporto falso – per lavorare come cameriera. Se la condanna sarà confermata dal re, la ragazza potrà essere giustiziata in qualsiasi momento.
 
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