03/03/2006, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka, vescovo del nord: rispettare "a tutti i costi" il cessate-il-fuoco

di Danielle Vella

Secondo mons. Joseph, vescovo di Mannar, gli ultimi colloqui a Ginevra tra governo e Tigri Tamil allontanano il Paese dallo spettro della guerra civile, ma una pace "duratura" è ancora lontana.

Mannar (AsiaNews) - Il risultato dei recenti colloqui di pace tra il governo dello Sri Lanka e le Tigri Tamil è decisivo per il tormentato processo di pace dell'isola. A dirlo è mons. Rayappu Joseph, vescovo di Mannar, nel nord del Paese segnato da 20 anni di guerra civile. Secondo il presule, intervistato da AsiaNews, la decisione delle due parti di rispettare l'accordo di cessate-il-fuoco (Cfa) deve essere mantenuta a tutti i costi. "La continuità del processo, iniziato dal precedente governo, è indispensabile" aggiunge.

"Tutte le clausole menzionate nel Cfa devono essere applicate meticolosamente dalle parti - sottolinea mons. Joseph - sostenute da mediatori e dalla Missione di monitoraggio dello Sri Lanka".  
Secondo quanto emerso dagli incontri del mese scorso a Ginevra, mediati dalla Norvegia, entrambe le parti si sono impegnate a fermare le ostilità. Concretamente: i ribelli del Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) hanno promesso di fermare gli attacchi contro le forze di sicurezza, mentre il governo ha detto di assicurare che "nessun gruppo armato" porti armi o conduca operazioni armate.

Se rispettate, queste misure potrebbero impedire il ripetrsi delle recenti ostilità nel nord-est, che hanno segnato le settimane precedenti gli incontri a Ginevra.

I colloqui sembrano così aver allontanato lo Sri Lanka dall'orlo di una nuova guerra civile. Resta però da vedere se i negoziati serviranno a gettare le basi di una pace duratura. Non tutti hanno infatti tirato lo stesso sospiro di sollievo. Gli alleati nazionalisti ed estremisti del presidente Mahinda Rajapakse, in particolare il partito marxista Jvp (Janatha Vimukthi Peramuna) e il partito di monaci buddisti Jhu (Jathika Hela Urumaya), non sono favorevoli agli ultimi sviluppi della questione.

Contrari ad ogni concessione al Ltte, questi partiti ritengono il Cfa illegale e dicono che la sua abrogazione era parte degli accordi elettorali con Rajapakse. La loro prevedibile reazione può spiegare perché i negoziatori del governo di ritorno dalla Svizzera hanno parlato di "emendamenti" al Cfa. Dichiarazioni fortemente criticate dal Ltte.

Accettare il Cfa è solo il primo passo nel difficile cammino verso la pace, che secondo il Ltte significa appianare le "incompatibili divergenze e le contraddizioni inconciliabili che esistono tra la visione politica di Rajapakse e la lotto dei Tamil per l'autodeterminazione".

Secondo mons. Joseph, una giusta soluzione politica è "decentrare al massimo mantenendo il Paese unito". Secondo il vescovo gli aspetti cruciali della divisione dei poteri sono "democrazia e diritti umani". Per raggiungere questo obiettivo, "lo Stato deve essere laico con pari diritti e libertà assicurate a tutte le religioni".

Ora molto dipende da cosa succederà nelle settimane che portano al prossimo round di colloqui tra ribelli e governo, previsti dal 19 al 21 aprile prossimo, dalla volontà e dalla capacità di entrambe le parti di applicare il Cfa e costruire una fiducia reciproca necessaria a risolvere gli annosi problemi del Paese.

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