Sri Lanka, mancanza di tutela per i diritti umani
Come cittadino dello Sri Lanka, come vede la situazione dei diritti umani nel suo Paese oggi?
Uno dei problemi principali riguarda la riduzione del ruolo della magistratura: oggi tale organo si trova ad agire in una posizione molto marginale, in base alle disposizioni costituzionali che hanno ampliato i poteri dell’esecutivo a scapito del giudiziario, e del legislativo. In ogni Paese fondato sullo Stato di diritto, la magistratura è il protettore più importante del singolo contro l’esercizio arbitrario di potere da parte dell’esecutivo. In Sri Lanka ormai la magistratura non può più svolgere un ruolo significativo per proteggere le persone che fanno ricorso in tribunale contro l’abuso dei diritti umani.
Le torture della polizia e gli assassinii extragiudiziari sono tra gli abusi più diffusi nel Paese. Ma anche sparizioni forzate, arresti e detenzione illegali sono all’ordine del giorno. La magistratura è incapace di assicurare un processo equo, a causa di ritardi straordinari e risorse limitate. È impossibile difendere i diritti delle donne a causa di lacune nel sistema giudiziario, che rendono inefficace in fase di attuazione, per esempio, una legge sulla violenza domestica. I popoli che vivono a nord e a est del Paese sono abbandonati a se stessi, ormai senza alcuna protezione giuridica. La gente ha diritto a un processo equo, alla libertà di espressione e associazione; a formare un governo attraverso elezioni libere e non pilotate. Ha diritto alla verità, al risarcimento per le violazioni subite in passato in termini di perdite di vite umane, libertà e proprietà.
Insomma, il cittadino è diventato così tanto impotente di fronte alla potenza dello Stato, e il governo usa un sistema completo di controlli di violenza e sicurezza per mettere a tacere i cittadini.
In tutto ciò la povertà di una grande parte della popolazione è in aumento, mentre il governo sostiene che lo Sri Lanka sta vivendo una fase di incredibile sviluppo. Ma l’idea di sviluppo esclude lo sviluppo umano.
Rispetto a questo, cosa può fare la gente comune per riconquistare i propri diritti?
Il popolo dello Sri Lanka sta già facendo molto in tal senso. La gente deve imparare a parlare e far sentire la propria voce, nonostante la tremenda repressione cui può andare incontro. Il punto debole dei movimenti per i diritti umani, in questo Paese, è la mancanza di documentazione di tutte le violazioni che avvengono qui. E in un’epoca in cui si possono avere a disposizione strumenti adeguati – macchine fotografiche, registratori, ecc. – non è ammissibile tale lacuna di metodo.
Pensa che i leader religiosi del Paese possano avere un ruolo importante per affermare questo diritto?
È possibile, anche se i risultati ottenuti in passato dai leader religiosi e spirituali in questo campo non sono molti. È strano il loro silenzio sulle torture della polizia, così diffuse in Sri Lanka: questo dimostra una mancanza di comprensione dei diritti umani da parte loro. Spesso è anche un problema di mentalità: il sistema delle caste è un’idea ancora molto presente nel Paese, e questo si riscontra soprattutto nel modo in cui i religiosi affrontano i problemi delle donne. Le loro idee sul sesso e sul genere sono “feudali”, e finché non supereranno i propri pregiudizi non potranno affrontare la violenza della nostra società. Lo Sri Lanka è una società violenta, e i leader religiosi dovrebbero chiedersi se non hanno delle responsabilità.
23/05/2018 12:14