Sri Lanka, legge anticonversione "preoccupa" anche Benedetto XVI
Roma (AsiaNews) Anche il papa ha espresso preoccupazione per la legge anticonversione, che si prevede sarà discussa domani dal parlamento dello Sri Lanka. A raccontarlo ad AsiaNews è mons. Joseph Vianney Fernando, vescovo di Kandy e presidente della Conferenza episcopale dello Sri Lanka. Il prelato è impegnato in prima linea nella campagna per bloccare l'iter di una legge che, se approvata, giustificherebbe discriminazioni non solo contro le minoranze religiose, ma anche contro la maggioranza buddista. Il 2 maggio mons. Vianney con altri 6 vescovi dello Sri Lanka ha incontrato Benedetto XVI in una visita ad limina. "Ognuno di noi ha parlato con il pontefice di questa terribile legge e lui ci ha assicurato le sue preghiere e invitati a continuare la nostra campagna in difesa della libertà religiosa".
Domani il parlamento dello Sri Lanka discuterà la "Legge contro la conversione forzata", proposta a luglio dal partito buddista Jathika Hela Urumaya (JHU). Ad agosto la Corte Suprema aveva stabilito l'incostituzionalità di 2 articoli della legge. La norma obbliga ogni individuo che si converte a informare le autorità locali entro un periodo preciso e vieta la conversione "con mezzi fraudolenti". Per chi infrange la legge la pena è la detenzione fino a 5 anni o una multa fino a 150.000 rupie (1.508 dollari).
Mons. Fernando avverte che "questa legge è un pericolo non solo per i cristiani, ma anche per la maggioranza buddista". "Essa lede il fondamentale diritto di ogni cittadino alla libertà di coscienza e di religione, garantita dalla costituzione nazionale". "Bollando come proselitismo le opere sociali della Chiesa, come orfanotrofi o assistenza ai poveri - aggiunge il prelato - il provvedimento colpisce anche le fasce della popolazione più indifese".
Il vescovo spiega che si è arrivati a questo perché "da 20 anni nel paese penetrano gruppi cristiani fondamentalisti, che portano avanti un'aggressiva campagna di conversioni sfruttando le condizioni di povertà e i bisogni della popolazione". "Questo disturba molto la maggioranza buddista ed è fonte di preoccupazione per la Chiesa stessa in quanto i cattolici sono i più colpiti".
La Conferenza dei vescovi dello Sri Lanka si è mossa in questi mesi in modo deciso e chiaro per combattere la legge ma anche per arginare le frange cristiane fondamentaliste. "Abbiamo condannato le conversioni che avvengono con mezzi immorali spiega il vescovo siamo convinti che un'autentica conversione non possa emergere al di fuori di un atto di fede e di una sana ricerca della verità".
Per rendere i parlamentari, in maggioranza buddisti, consapevoli dei "terribili pericoli" che comporta l'approvazione di questa legge, la settimana scorsa i vescovi hanno inviato ad ognuno una lettera in cui si analizza la norma nel dettaglio. "Nella missiva dichiara mons. Fernando ricordiamo anche il primo pronunciamento della Corte Suprema sull'incostituzionalità della proposta del JHU, che viola la libertà religiosa garantita dalla nostra Costituzione".
Nella campagna contro la legge anticonversione i cattolici lavorano insieme ad altri leader cristiani, ma anche musulmani e indù: "Siamo in contatto anche con esponenti religiosi buddisti".La proposta della Conferenza episcopale, del National Christian Council e della National Christian Evangelical Alliance of Sri Lanka è "istituire un forum nazionale interreligioso con la facoltà di studiare i casi di conversioni forzate e portare i responsabili davanti alla legge".
Secondo mons. Fernando ci sono buone probabilità che la proposta di legge venga respinta: "L'attenzione della comunità internazionale sulla questione è forte e il governo non può permettersi di irritare alcuni paesi stranieri, in maggioranza cristiani, da cui dipende per l'economia e per gli aiuti umanitari".