Sri Lanka, leader religiosi contro il processo-farsa al presidente della Corte suprema
Colombo (AsiaNews) - Un processo senza testimoni, nel quale l'imputato non conosce tutte le accuse a suo carico, né può difendersi: accade in Sri Lanka nel discusso caso che coinvolge il presidente della Corte suprema, Shirani Bandanayake, sulla quale pende una mozione di impeachment presentata dal parlamento. Ieri, nel corso della terza udienza, la commissione d'inchiesta si è rifiutata di presentare la lista dei testimoni, formulando accuse generiche: cattiva condotta personale e irregolarità finanziarie. Non potendo esaminare le testimonianze a carico, la Bandanayake e i suoi legali hanno deciso di abbandonare l'aula e non partecipare alle prossime udienze, definendo "non equa" la gestione del processo. Anche senza la presenza dell'imputata, il vice presidente del parlamento ha annunciato che le udienze andranno avanti.
Per i sostenitori della donna - società civile, leader religiosi cristiani e buddisti, giudici e avvocati -, il gesto del presidente della Corte suprema è un segno di "dignità", che rivendica l'indipendenza della magistratura e difende lo Stato di diritto. Durante una manifestazione in difesa della Bandanayake, il venerabile Maduluwawe Sobitha Thero ha definito la mozione di impeachment una "grave minaccia alla democrazia". Secondo p. Reid Shelton Fernando, "è importante essere uniti e combattere l'approccio dittatoriale del governo". Ancora più duro p. Sarath Iddamalgoda, del Christian Solidarity Movement (Csm): "Il governo vuole controllare la magistratura, per poter giustificare tutte le decisioni ingiuste e antidemocratiche prese contro i cittadini. Questo processo è una mossa politica".